Il debutto della coppia composta dal chitarrista dei Blur Graham Coxon e Rose Elinor Dougall, ex cantante delle Pipettes, è una curiosa raccolta di contrasti. Su tutti c’è quello tra le loro voci: quella di Dougall è forte, levigata, profonda e spesso con un impeccabile accento britannico, mentre Coxon è nasale, tremolante e vulnerabile. Liscio e ruvido si strofinano di continuo anche negli strumenti: chitarre irrequiete contro ottoni vellutati e archi che si librano in alto. Un contrasto è anche all’interno dello stesso Coxon, considerato come un personaggio spigoloso, un bastian contrario che si è allontanato dai Blur quando la band ha cominciato ad andare troppo in profondità nella sua esplorazione della cultura pop e che qui, invece, scrive cose come “Trovare il sogno giusto, tentare la sorte per sempre”. Gli Waeve si completano anche come duo: basta sentire la cacofonia a più strati di Drowning , che ci lascia sopraffatti. Cinematografico nelle intenzioni, spesso seducente negli arrangiamenti, The Waeve è una gemma singolare.
Bella Martin, DIY

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati