Cash Carraway sogna di trovare un posto per sé e per la figlia piccola. Fantastica anche di comprare un’auto per poterci vivere, ma non può permettersi d’imparare a guidare. Si chiede se unirsi a una setta, solo per il letto e il cibo gratuiti. Per lo più, però, si muove nel mondo degli annunci immobiliari. “Ci trasferiamo ogni sei mesi. Si passano i primi tre a sistemare la nuova vita, e i tre successivi a fare le valigie e a cercare un’altra casa”. Carraway conferisce alla sua lotta un’ironia cupa. La storia comincia nel 2010, quando si ritrova incinta e sola in un centro per donne vittime di violenza. È scappata dal suo fidanzato, il padre di sua figlia, che l’ha lasciata con un occhio nero e le parole d’addio “abortisci o lo farò io per te”. È cresciuta in mezzo alla violenza, subendo regolarmente le botte della madre, che l’ha cacciata di casa a sedici anni. L’unica cosa che la sostiene è alzarsi alle quattro del mattino per scrivere storie sulla sua vita. La porca miseria dà voce alla condizione, spesso taciuta, che spiega gran parte dell’attuale frattura del Regno Unito: milioni di persone non possono permettersi un luogo stabile da cui partire per costruirsi una vita.
Tim Adams, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati