Sono a Beirut con Mayssa Jallad, cantante, musicista e architetta, e lei mi sta facendo fare un giro della città che è anche al centro del suo disco Marjaa. The battle of the hotels, appena pubblicato dall’etichetta libanese Ruptured. L’album racconta la guerra civile che devastò la capitale libanese per quindici anni e si concentra su una battaglia che durò dall’ottobre 1974 all’aprile 1976. È un’opera utile sia come documento storico sia come mappa. Passiamo sotto l’Holiday Inn. “È stato uno dei primi grattacieli di Beirut”, mi spiega Jallad. Era un ospedale. Negli anni settanta fu trasformato in un grande albergo e all’inizio del conflitto fu occupato. Poi ecco il Burj El Murr, un altro grattacielo nel lussuoso quartiere degli hotel, che con la guerra civile diventò un campo di battaglia. Oggi è una presenza mostruosa che, come l’Holiday Inn, ricorda il passato dominando la città. “Marjaa è stato il lavoro più difficile della mia vita”, racconta Jallad. “Ho dovuto fare una lunga ricerca e ho scoperto cose delle quali non avevo idea. Mi sono sentita come se non avessi mai saputo la verità”. Marjaa riunisce musicisti che da vent’anni sono protagonisti della scena di Beirut. Uno è Youmna Saba, che suona l’oud e compone, accompagna Jallad in brani che raccontano il suo tentativo di orientarsi nel caos della sua città. Un altro è il produttore Fadi Tabbal, che è stato fondamentale per dare forma a un album così complesso.
Christina Hazboun, Bandcamp

Mayssa Jallad (Ely Dagher)

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Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati