La serie di dischi dedicati da John Neschling a Ottorino Respighi si sta imponendo come un punto di riferimento, soprattutto nei pezzi meno celebri. Eravamo curiosi di sentire come il direttore d’orchestra brasiliano avrebbe piegato il suo temperamento all’arte del pastiche e della ricostruzione manierista delle opere di questo album. Esaltata da una presa di suono spaziosissima, la risposta è chiara: Nesch­ling coniuga finezza da merlettaio, vita ritmica inarrestabile, sensibilità armonica e precisione dei dettagli. E così supera la piacevolezza epidermica di queste partiture per approfondirne la forza espressiva. I colori spuntano da tutte le parti, illuminando una scienza della strumentazione e un’immaginazione che in questo terreno neoclassico non hanno niente da invidiare a quelle di Strauss o Stravinskij. Ogni episodio è sempre molto caratterizzato e ricco di vita interiore. Negli Uccelli abbiamo raramente sentito una Colomba più evocativa, e il flauto dell’Usignuolo e del Cucù emerge libero da un tessuto orchestrale che evoca la foresta del Sigfrido wagneriano. Le tre suites delle Antiche danze ed arie evitano il neo­classicismo incipriato, diventando un esercizio di stile che si trasforma in un’incarnazione vivissima.
Rémy Louis, Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati