Le dimissioni di Luis Rubiales da presidente della federazione calcistica spagnola (Rfef) mettono fine alla farsa in cui il calcio spagnolo era ancora invischiato tre settimane dopo che la nazionale femminile aveva vinto la coppa del mondo e Rubiales aveva rovinato il trionfo con un comportamento inaccettabile, mostrando davanti a milioni di persone il volto più brutale del maschilismo nello sport. Oggi il vergognoso discorso con cui Rubiales aveva reagito alle critiche, atteggiandosi a vittima, appare ancora più ridicolo. È stato necessario il rimprovero pubblico delle giocatrici, dei giocatori della nazionale maschile, degli allenatori, del governo, della Fifa, della Uefa e di tutta la stampa mondiale, oltre a una denuncia per aggressione sessuale, perché Rubiales si togliesse finalmente di mezzo.

Quella che Rubiales considera una persecuzione personale è in realtà una rivolta sociale contro un atteggiamento che l’ex presidente ha incarnato nel modo più grossolano. Il coraggio delle calciatrici spagnole ha messo d’accordo una società di solito abituata alla polarizzazione. Per questo motivo la Rfef non potrà limitarsi a un rinnovamento di facciata. Rubiales e i suoi predecessori sono stati protetti da una struttura che favorisce una gestione personalistica e senza controlli di un sistema multimiliardario. La federazione è un’entità privata, ma le ripercussioni che hanno le sue decisioni dovrebbero obbligarla a una maggiore trasparenza. I poteri pubblici hanno chiuso un occhio per anni. Il calcio muove quantità colossali di denaro ed esercita un’influenza sociale sproporzionata rispetto alla bassa pressione fiscale a cui è sottoposto. La sua credibilità si basa sulle emozioni, e forse è per questo che gli si riserva un trattamento speciale. Ma questo non significa che sia al di sopra di valori condivisi come la parità di genere e la responsabilità istituzionale.

Oggi i padroni del calcio hanno l’occasione di mostrarsi all’altezza della società che li ha resi ricchi. Oppure possono fare come Rubiales e nascondersi in attesa che il cambiamento gli passi sopra. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati