Quando sono in forma, gli Animal Collective sanno decostruire la musica pop e rigurgitarla in maniera estatica. È come ritrovare una cassetta d’inediti dei Beach Boys che è stata lasciata troppo tempo sotto al sole. Dopo vent’anni di carriera è un miracolo che con Isn’t it now?, il loro dodicesimo album, abbiano realizzato uno dei loro esperimenti migliori. Li ha aiutati Russell Elevado, produttore che crede fermamente nell’analogico. Se usati bene, questi vecchi mezzi possono tenere insieme una canzone come il tappeto nel Grande Lebowski dava un tono alla stanza del Drugo. I semi di questo lavoro sono stati gettati durante la registrazione di Time skiffs del 2022. In realtà il gruppo aveva già scritto tante altre canzoni qualche anno prima. Ne hanno scelte un po’ e hanno passato un paio di settimane a New York con Elevado. Il disco è attraversato da un flusso meraviglioso che comincia con un chiacchiericcio e grilli in sottofondo e approda presto in una dimensione onirica. Altri album degli Animal Collective sono considerati migliori, ma non hanno la personalità di Isn’t it now?, raggiunta forse grazie a Elevado o a una chimica musicale che dura da tanti anni e si è fusa in qualcosa di nuovo.
Alan Ranta, Exclaim!

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Questo articolo è uscito sul numero 1532 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati