Il titolo del romanzo di Karine Tuil riflette i temi cari all’autrice: la responsabilità individuale, le traiettorie interrotte e la difficile libertà di scegliere, tra menzogna e verità per esempio. Tuil si mette nei panni di una giudice alle prese con il terrorismo islamico nel 2016. Alma Revel ha fatto carriera fino a diventare coordinatrice dell’unità antiterrorismo di Parigi. Come i suoi colleghi, è oberata di lavoro e molto tesa. Il romanzo si apre quando la crisi raggiunge il suo apice. A cinquant’anni, la giudice occupa una posizione rischiosa e di grande responsabilità. Sposata da 25 anni, è anche una donna in procinto di perdere il marito. Ma lei aveva un amante, Emmanuel, un avvocato penalista. Lui e Alma hanno collaborato a un caso che li ha messi in pericolo. Nel 2016 l’islamismo colpisce. La scrittrice immerge il lettore nell’emergenza permanente che regna nell’unità antiterrorismo del palazzo di giustizia. Si parla di Siria e della radicalizzazione di giovani con “profonde fratture identitarie”. Karine Tuil non giudica le motivazioni alla base del loro odio. Sta a noi giudicare.
Virginie Bloch-Lainé, Libération

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Questo articolo è uscito sul numero 1532 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati