Spotify ha già preso i primi provvedimenti dopo che il governo francese ha annunciato di voler imporre una tassa ai servizi di streaming musicale. La divisione francese dell’azienda svedese ha fatto sapere che smetterà di offrire un sostegno economico ai festival Francofolies de La Rochelle e le Printemps de Bourges (due eventi che ospitano soprattutto artisti francesi) a partire dal 2024, proprio quando dovrebbe entrare in vigore la nuova misura. Spotify ha confermato la sua decisione in un comunicato stampa, dichiarandosi “dispiaciuta” per la decisione presa dall’Eliseo. La tassa ai servizi di streaming, annunciata a metà dicembre dalla ministra della cultura Rima Abdul Malak, prevede che alle aziende del settore (nel quale operano anche società come YouTube, Deezer, Apple Music e Qobuz), venga applicato un addebito pari all’1,2 per cento sul totale del fatturato annuo registrato in Francia. La riforma, però, non riguarderà le società che guadagnano meno di venti milioni di euro all’anno. Il ricavato dell’imposta servirebbe a finanziare il Centre national de la musique, un istituto fondato nel 2020 per sostenere i lavoratori dell’industria musicale. Spotify si è detta contraria a una tassa nazionale, e preferirebbe versare un “contributo volontario”. L’amministratore delegato di Deezer, Jeronimo Folgueira, ha descritto la tassa come “il peggior risultato possibile”. L’istituzione nel 2024 di un’imposta sul fatturato delle piattaforme di strea­ming, voluta proprio dal presidente Emmanuel Macron, ha diviso le opinioni di chi lavora nell’industria musicale e secondo il governo di Parigi dovrebbe fruttare 15 milioni di euro all’anno. Secondo alcune fonti, Spotify starebbe addirittura pensando di aumentare il prezzo degli abbonamenti per gli utenti francesi. L’azienda non dovrebbe arrivare alla misura estrema di ritirarsi completamente dal paese, come ha fatto recentemente in Uruguay dopo che a ottobre il parlamento del paese latinoamericano aveva approvato un disegno di legge sull’equo compenso dei musicisti. Il mercato francese è troppo grande perché Spotify possa abbandonarlo, quindi per il momento l’azienda spera che le sue minacce servano.
Capital

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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati