Quasi tutte le giurie letterarie hanno notato La regina del silenzio di Marie Nimier che alla fine ha vinto il Prix Médicis, un premio assegnato ad autori debuttanti o dal talento non ancora riconosciuto. Non è propriamente un romanzo? Non importa perché il libro è bellissimo. Forse è il miglior lavoro di Nimier, come se la sua immaginazione letteraria eccellesse nel confrontarsi con la realtà, anche quella incerta dei suoi ricordi. “Mio padre è morto un venerdì sera, aveva 36 anni”. Marie Nimier, nata nel 1957, aveva cinque anni. Su quella Aston Martin, al fianco di Roger Nimier, famoso scrittore, c’è la giovane scrittrice Sunsiaré de Larcône, la sua nuova compagna. Quando morì, Roger Nimier aveva già lasciato il tetto coniugale, la favola era finita. Non aveva grandi slanci paterni, tranne che con il figliastro, il maggiore di tre fratelli. “Né realmente presente quando era presente né realmente assente quando ci ha lasciato”. L’indagine di Marie Nimier ricostruisce i contorni di un eroe spettrale. Gli eroi sono amati e Roger Nimier, che ha generato “figli tristi” nella vita come nella letteratura, ha degli amici che mantengono il ricordo di un essere luminoso. Ma Roger è un padre degli anni cinquanta: non gioca. La regina del silenzio (dal nomignolo che il padre avveva dato a Marie) rientra nel filone delle autobiografie filiali. Ma non tutti sono figli di Roger Nimier: “Piango il suo silenzio come non ho mai pianto la sua scomparsa”.
Claire Devarrieux, Libération

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Questo articolo è uscito sul numero 1549 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati