Avete presente il tizio che sale sul ring appena è finito un incontro di pugilato per intervistare il vincitore? Quello è Joe Rogan. Se lo sconfitto è in grado di rispondere, Rogan è pronto a tendere il microfono anche a lui. Conduttore radiofonico, campione della provocazione, Joe Rogan è un grande appassionato di arti marziali. Robusto, grintoso, specializzato in interviste aggressive, è anche un cabarettista. “Una scheggia rabbiosa”, come l’hanno soprannominato i colleghi. Il suo registro comico è il contrario del cosiddetto politicamente corretto.

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Oggi Rogan è sotto i riflettori a causa del suo podcast: The Joe Rogan experience. Trasmesso da Spotify, è il più ascoltato tra i circa 3,2 milioni di podcast ospitati dal gigante svedese dello streaming musicale. Il comico, 54 anni, invita nella sua trasmissione persone d’ogni tipo: musicisti, psicologi, scienziati, cuochi, ex soldati delle forze speciali, pugili (uomini e donne), celebrità e sconosciuti, ma soprattutto personaggi provocatori. Da mesi il suo microfono è aperto a chiunque contesti i vaccini e le misure contro la diffusione del covid-19.

Los Angeles, Stati Uniti, 2018 (Damon Winter, The New York Times/Contrasto)

Il 24 gennaio il cantautore canadese- statunitense Neil Young ha criticato pubblicamente Rogan, chiedendo a Spotify di mettere fine alla disinformazione sulla pandemia. “Spotify può avere Rogan o Young. Non entrambi”, ha intimato la leggenda del folk-rock degli anni settanta. L’azienda svedese si è rifiutata di censurare Rogan, che attira ogni giorno undici milioni di ascoltatori. Due giorni dopo Neil Young ha tolto tutte le sue canzoni, accusandola di “fare soldi grazie alle bugie”. Dopo Facebook e Twitter, anche Spotify si è ritrovata al centro di un braccio di ferro sulla libertà d’espressione nell’epoca della pandemia.

Joe Rogan è nato a Newark, in quel New Jersey metà italiano e metà irlandese cantato da Bruce Springsteen. Suo padre era un poliziotto, un uomo violento dentro casa. I suoi genitori hanno divorziato quando Rogan aveva cinque anni. A quattordici anni ha cominciato a fare karate e, un anno dopo, taekwondo, diventando quattro volte campione del Massachusetts e una volta degli Stati Uniti. Dopo aver abbandonato l’università, si è dedicato alla comicità. Cintura nera di jujitsu brasiliano, nel 1997 ha cominciato a fare il commentatore degli incontri della Ultimate fighting championship (Ufc), la più importante lega delle arti marziali miste (Mma). Rogan ha seguito da vicino l’ascesa dell’Ufc tra i giovani: contro ogni attesa, i millennial si sono appassionati alla disciplina e al suo eroe, l’irlandese Conor McGregor, l’atleta più rissoso mai visto su un ring, che oggi si è riconvertito in testimonial per una marca di whisky.

Conversazioni senza fine

Joe Rogan ha la testa rasata. Gli piacciono le canne, le droghe psichedeliche e i tatuaggi. I suoi deltoidi sono decorati come arazzi. Uno ospita il terzo occhio dello spiritualismo indù, ed è ispirato alle sue esperienze con la dmt (dimetiltriptammina, un potente allucinogeno).

Nel 2020 Spotify gli ha proposto un contratto di esclusiva, stimato intorno ai cento milioni di dollari, chiedendogli di togliere dal suo repertorio alcuni argomenti complottisti. A sinistra molti si sono indignati perché l’azienda svedese aveva accolto così bene un conduttore “omofobo, transfobico, islamofobo, razzista e misogino”, per riprendere le parole dell’associazione progressista statunitense MoveOn.

Dopo Neil Young è stata la cantante Joni Mitchell a ritirare i suoi brani da Spotify

Come suggerisce il nome, la trasmissione di Joe Rogan è “un’esperienza”. L’invitato (che si tratti della cantante Miley Cyrus, del rapper Kanye West, del regista Oliver Stone, del cofondatore di Twitter Jack Dorsey o dell’astrofisico Neil deGrasse Tyson) è seduto di fronte al conduttore, con le cuffie sulle orecchie, per una durata di tempo indeterminata.

Il tono è quello della conversazione informale. Rogan si prende tutto il tempo che vuole, ama le idee strampalate e le teorie alternative. Nel settembre 2018 ha fatto bere vari whisky a Elon Musk, prima di sfidarlo a fumare una canna. “È legale?”, si è chiesto il capo di SpaceX immerso in una nuvola di fumo. Il giorno dopo Wall street ha manifestato la sua disapprovazione: le azioni della Tesla sono scese del 9 per cento.

Joe Rogan non ha niente a che fare con Bill O’Reilly o Glenn Beck, i volti televisivi preferiti dal movimento conservatore Tea party durante l’era Obama. È libertario, anticlericale e sulla scia di quei comici che manifestano sempre più apertamente il loro fastidio verso le limitazioni alla libertà d’espressione, come Bill Maher, che tutti i venerdì sera sul canale Hbo si scaglia contro i rappresentanti cosiddetti woke (vigili, in allerta) della sinistra progressista.

Nel 2016, in occasione delle primarie del Partito democratico, Rogan si è schierato con Bernie Sanders, e l’ha perfino invitato nella sua trasmissione. Alla fine, invece che per Joe Biden o Donald Trump, alla Casa Bianca ha votato per la candidata libertaria, Jo Jorgensen. In nome della libertà d’espressione ha comunque ospitato in studio le principali pecore nere dell’estrema destra, come Alex Jones del sito InfoWars, un conduttore radiofonico di destra e complottista, cacciato da Spotify due anni prima.

Giovani e maschi

Il successo di Joe Rogan ha suscitato un grande dibattito sui mezzi d’informazione. Ha quattordici milioni di follower su Instagram, fan che si tatuano la sua faccia sul corpo e ripetono di continuo la sua massima preferita: “Se vi capita di prendere le cose troppo sul serio, ricordatevi che siamo solo delle scimmie parlanti che si muovono nell’universo su un’astronave biologica”.

ll suo podcast conta 190 milioni di download al mese, più di The daily del New York Times e del podcast di Michelle Obama. I suoi ascoltatori sono giovani: 24 anni in media, secondo il sito Media monitors. Il 71 per cento sono uomini e la metà laureati. Joe Rogan si rivolge esplicitamente a quegli uomini che stanno sulla difensiva da quando nel mondo si è affermato il movimento #MeToo. “Il suo marchio di fabbrica è il testosterone”, commenta il Washington Post.

Biografia

1967 Nasce a Newark, nel New Jersey, Stati Uniti.

1974 Si trasferisce con la famiglia a San Francisco e poi a Boston.

1986 Diventa campione statunitense di taekwondo nella categoria pesi leggeri.

1988 Fa il suo primo spettacolo di stand up comedy in un locale di Boston.

1994 Recita nella serie tv del canale Fox Hardball.

2009 Lancia il podcast The Joe Rogan experience.

gennaio 2022 Il cantautore Neil Young lo accusa di diffondere informazioni false sui vaccini e decide di lasciare Spotify finché la piattaforma darà spazio a Rogan.◆ febbraio 2022 Spotify rimuove 113 episodi di The Joe Rogan experience che contegono espressioni razziste ma fa sapere che il podcast non verrà cancellato. Il comico si scusa pubblicamente con un video su Instagram.


Per qualche anno Rogan è stato presentatore della trasmissione Fear factor, un gioco basato sulle sfide estreme e su prove da stuntman. Ama il ring e la carne rossa. Al microfono si scatena. È un animale da palcoscenico, un’espressione che va intesa in senso letterale quando incarna un gatto e un cane in uno sketch su dei vegetariani che cercano di far inghiottire un’insalata biologica al loro gatto. I “taliban” vegetariani sono uno degli obiettivi preferiti della sua comicità. “Sono vegetariani solo perché Scientology non li ha trovati prima”, ha detto nel suo ultimo spettacolo, Strange times, uscito su Netflix.

Da quando è cominciata la pandemia, Rogan è ben felice d’invitare chi è stato bandito da altre trasmissioni: i complottisti, quelli che si oppongono alla cultura woke e naturalmente le persone contrarie ai vaccini. Nell’aprile 2021 ha dichiarato che i giovani non devono pensare al vaccino finché sono “in buona salute, fanno regolarmente sport e si nutrono in maniera sana”. Dopo essere stato travolto dalle critiche, ha assicurato che non è contrario al vaccino, tutt’altro, e che non va comunque considerato una fonte affidabile d’informazioni sanitarie.

All’inizio di settembre del 2021, quando è risultato positivo al covid-19, ha rivelato di aver assunto l’ivermectina, un antiparassitario usato a scopi veterinari di cui l’agenzia per gli alimenti e i farmaci degli Stati Uniti (Foods and drugs administration, Fda) ha fortemente sconsigliato l’uso per le persone. Il 31 dicembre 2021, per l’episodio 1.757 del suo show, ha invitato il dottor Robert Malone, autore di studi pionieristici sull’rna messaggero, allontanato dalla comunità medica (e sospeso il giorno prima da Twitter) per aver fatto disinformazione. Per tre ore lo specialista ha parlato dei vaccini (secondo lui potenzialmente pericolosi), delle autorità sanitarie (che avrebbero “ipnotizzato” l’opinione pubblica) e via dicendo. La sua esibizione ha spinto 270 medici, infermieri, educatori e scienziati a firmare una lettera di protesta per chiedere a Spotify di “stabilire immediatamente delle regole chiare per moderare la disinformazione sulla sua piattaforma”.

Il 12 gennaio Joe Rogan ha detto anche che, per i giovani, il rischio di contrarre una miocardite dopo essersi vaccinati era superiore a quello di esserne vittime dopo un’infezione da covid-19. Ma in quel caso il suo ospite, l’opinionista australiano ­Josh Szeps, l’ha subito contraddetto. Rogan allora ha chiamato in causa Google e ha mostrato l’articolo a cui si era ispirato. Alla fine ha riconosciuto di aver interpretato male le informazioni, ma ha comunque sollecitato un’indagine approfondita sul tema.

Dopo Neil Young è stata la cantante Joni Mitchell, altra eroina dell’epoca hippy, a ritirare i suoi brani da Spotify, in solidarietà con Young e con “la comunità scientifica e medica mondiale”. Lo stesso ha fatto Nils Lofgren della E Street Band, il gruppo di Bruce Springsteen. Il principe Harry e Meghan Markle, anche loro sotto contratto con Spotify, hanno richiamato l’azienda alle sue responsabilità di fronte alla disinformazione, facendo capire che la loro futura collaborazione dipende da questo. I detrattori di Rogan hanno lanciato una campagna per cancellare i propri account, #DeleteSpotify. La piattaforma che voleva dare un’immagine alla moda di sé, ha scritto un utente, si è rivelata “come Facebook e Fox News”.

Tra il 26 e il 28 febbraio le azioni di Spotify sono scese del 6 per cento. Ma centinaia di altre persone, tra cui Elon Musk, hanno ringraziato il comico per la sua difesa della libertà d’espressione, e Spotify per aver resistito alle pressioni. Edward Snowden, anche lui invitato da Rogan in passato, si è stupito dell’importanza attribuita a un giocherellone che si vanta di avere un terzo occhio. Rogan responsabile del calo di fiducia nelle istituzioni? “Buttatelo in un vulcano ed entro lunedì avremo la pace nel mondo”, ha ironizzato.

A modo suo

Alla vigilia della pubblicazione dei risultati trimestrali, il 2 febbraio, lo stato maggiore di Spotify ha cercato di riprendere le redini della situazione. Il 30 gennaio l’amministratore delegato, Daniel Ek, ha dichiarato che l’azienda ha capito il messaggio di Neil Young e che s’impegnerà a “fare di più” contro la disinformazione. Non ha evocato provvedimenti nei confronti di Rogan, ma ha detto che gli autori dovranno evitare contenuti che minimizzano la pandemia o diffondono informazioni “pericolosamente fuorvianti”.

Lo stesso Joe Rogan ha mostrato di aver capito il messaggio, ma ovviamente a modo suo. Il 31 gennaio ha dichiarato che cercherà di correggere i suoi errori. Non smetterà di dare la parola ai no vax, ovviamente, ma farà intervenire degli esperti che potranno contraddirli “subito dopo”. “Farò del mio meglio per riequilibrare questi punti di vita discutibili con quelli di altre persone”, ha promesso. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati