I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

Se i libri fossero dei pasti, per me La stazione di Jacopo De Michelis è stato come una succulenta bistecca che mi aspettava dopo giorni di digiuno. L’ho divorato. Nonostante fosse lungo più di ottocento pagine, l’ho finito in un attimo. Ogni pagina mi lasciava con la voglia di leggerne un’altra, un’altra e un’altra ancora. Era da tanto che non mi succedeva una cosa così, forse da quando ho letto Shantaram di David Roberts. Probabilmente dipende anche dalle circostanze. Come quando ho letto il capolavoro di Roberts, La stazione è capitato in un momento ideale per affrontare un libro così. Non è un romanzo profondo, è un giallo. Un giallo con un pizzico di fantasia. Sicuramente troppa per molti lettori, ma non per me. Infatti ammiro chi è in grado di sfruttare la propria immaginazione per coinvolgere il lettore. De Michelis lo fa in un modo straordinario: riesce a tenere in mano i fili di tante piccole trame che s’intrecciano, costruendo insieme una storia coerente. Di solito ci vuole esperienza per riuscire a fare qualcosa del genere. Quando ho visto che La stazione è il primo romanzo di De Michelis sono rimasta ancora più colpita. Non mi rimane altro che ringraziarlo e aspettare il suo prossimo libro.

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Questo articolo è uscito sul numero 1450 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati