Europa

Strage di riservisti

Il 29 dicembre la Russia ha lanciato decine di missili e droni contro Kiev e altre città ucraine, tra cui Charkiv, Odessa e Leopoli. L’attacco ha distrutto diverse infrastrutture civili e provocato nuovi blackout. Il 1 gennaio le forze armate ucraine hanno dichiarato di aver colpito una base russa a Makiïvka, vicino a Donetsk, uccidendo centinaia di riservisti da poco mobilitati. Il ministero della difesa russo ha ammesso la morte di 63 soldati. Secondo Meduza la notizia ha suscitato l’ira dei blogger militari e dei nazionalisti russi, che accusano i comandanti di aver ammassato troppi uomini nello stesso posto e di aver immagazzinato le munizioni a poca distanza dagli alloggi, nonostante fosse ben nota la minaccia dell’artiglieria ucraina a lungo raggio.

Due piedi nell’Unione

Il primo gennaio la Croazia è entrata nell’unione monetaria europea e nell’area Schengen di libera circolazione, completando il processo avviato nel 2013 con l’ingresso nell’Unione. “Finora era come avere un solo piede in Europa”, commenta Večernji List.

Il Qatargate si allarga

Foto di Menelaos Myrillas, Afp/Getty

La rete di corruzione nel parlamento europeo rivelata dal cosiddetto Qatargate potrebbe essere più ampia del previsto. Il 2 gennaio la presidente del parlamento Roberta Metsola ha annunciato di aver avviato la procedura per revocare l’immunità di due eurodeputati, su richiesta dei magistrati belgi che indagano sul caso. Lo scandalo era esploso il 9 dicembre, quando la vicepresidente del parlamento Eva Kaili (nella foto), poi rimossa dall’incarico, il suo compagno Francesco Giorgi e l’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri erano stati arrestati con l’accusa di aver ricevuto denaro dal Qatar e da altri paesi per influenzare le decisioni dell’istituzione. Metsola non ha rivelato l’identità dei due eurodeputati, ma secondo Politico si tratterebbe del belga Marc Tarabella e dell’italiano Andrea Cozzolino, entrambi appartenenti al gruppo Socialisti e democratici .

La battaglia di Lützerath

A Lützerath è cominciato il conto alla rovescia: nei prossimi giorni la polizia dovrebbe cominciare lo sgombero degli ambientalisti che da due anni occupano il villaggio nel Nord­reno-Westfalia, minacciato dall’espansione di una miniera di carbone a cielo aperto. Gli attivisti sperano di ripetere il successo ottenuto nella foresta di Hambach: nel 2018 gli agenti erano riusciti a mettere fine a un’occupazione durata sei anni, ma la vicenda aveva attirato l’attenzione di tutto il paese e poco dopo la foresta era stata dichiarata zona protetta. A dicembre il governo tedesco ha concluso un accordo con lo stato del Nordreno-Westfalia e l’azienda elettrica Rwe per anticipare al 2030 l’abbandono del carbone e salvare diversi paesi, ma tra questi non c’è Lützerath: nonostante l’impegno del ministro dell’economia Robert Habeck (Verdi) ad accelerare la transizione energetica, il calo delle importazioni di gas dalla Russia significa che il carbone continuerà ad avere un ruolo essenziale nei prossimi anni. ◆

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1493 - 5 gennaio 2023
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