Negli Stati Uniti i sindacati sono entrati in sciopero contro i vertici delle case automobilistiche. In un settore segnato da cambiamenti epocali, i lavoratori chiedono stipendi più alti, benefit sanitari più vantaggiosi e condizioni di sicurezza migliori. Le parti in causa non sono riuscite a raggiungere un accordo entro il 14 settembre, la data in cui è scaduto il vecchio contratto collettivo.

Una delle questioni più complesse della trattativa riguarda uno stabilimento in costruzione a Savannah, in Georgia, a più di mille chilometri da Detroit, in Michigan, dove hanno sede le grandi case automobilistiche. A Savannah l’azienda coreana Hyundai produrrà auto elettriche. La LG Energy Solution, un altro gigante sudcoreano, si occuperà di realizzare le batterie delle vetture.

Protesta sindacale davanti a una fabbrica Ford a Wayne, in Michigan, il 15 settembre 2023 (Emily Elconin, Bloomberg/Getty)

La fabbrica, che fa parte del grande piano d’investimenti pubblici e privati per allontanare l’economia statunitense dai combustibili fossili, entrerà in funzione nel 2025 e impiegherà ottomila lavoratori non sindacalizzati. Questo elemento ha portato il sindacato United auto workers (Uaw) in rotta di collisione con i tre grandi produttori di automobili degli Stati Uniti: Ford, General Motors e Stellantis (in cui è confluita la Fiat Chrysler).

Mentre aumentano gli investimenti sui veicoli elettrici, i lavoratori temono che la produzione e i posti di lavoro si spostino verso sud – dove i sindacati sono tradizionalmente deboli – e verso la filiera delle batterie. Già oggi una maggioranza delle auto vendute negli Stati Uniti è prodotta in impianti di proprietà di aziende non statunitensi, dove i dipendenti non sono iscritti al sindacato e gli stipendi sono inferiori rispetto a quelli garantiti dai contratti negoziati dall’Uaw. In ogni caso le case automobilistiche di Detroit hanno continuato a fare profitti enormi. Ora la sfida per i sindacati è ottenere stipendi più alti per i loro iscritti e allo stesso tempo evitare i pesanti tagli di personale dovuti allo spostamento delle attività.

Questo spiega perché l’Uaw chiede alle aziende di facilitare l’iscrizione al sindacato in alcune delle 29 fabbriche di batterie nel sud del paese. “Il passaggio all’elettrico ha alterato le dinamiche della contrattazione”, osserva Marick Masters, esperto del settore automobilistico della Wayne State university di Detroit.

Da quando Shawn Fain è diventato presidente della Uaw, nel 2023, il sindacato si è spostato su posizioni più militanti. Alla luce del fatto che quest’estate gli autotrasportatori e i portuali sindacalizzati hanno ottenuto importanti concessioni dalle grandi aziende, l’Uaw chiede un aumento del 40 per cento della retribuzione e una settimana lavorativa di 32 ore.

La strategia coraggiosa dei lavoratori si basa su una serie di valutazioni sul processo di elettrificazione dei trasporti negli Stati Uniti. L’Uaw sostiene gli sforzi del paese per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, a patto che i lavoratori non ne facciano le spese. “Il nostro sindacato non resterà immobile mentre i baroni del petrolio sono sostituiti da quelli delle batterie”, ha detto recentemente Fain. Scegliendo una linea più dura rispetto ai suoi predecessori, il leader sindacale ha rispedito al mittente le prime proposte delle aziende. Le parti in causa sono nelle condizioni di reggere uno sciopero prolungato, ma entrambe hanno tutto l’interesse a raggiungere un accordo al più presto. Lo stabilimento della Hyundai a Savannah rende l’idea della portata del cambiamento in corso. Potenzialmente la fabbrica potrebbe arrivare a produrre 300mila automobili elettriche all’anno a partire dal 2025 e impiegare circa ventimila lavoratori nella catena di montaggio e nell’indotto, trasformando radicalmente un’economia locale dominata dal porto, dalle cartiere e dal turismo.

Questo processo poggia sugli investimenti dell’amministrazione Biden per stimolare l’economia verde, ma anche sull’attività dei governatori repubblicani del sud, attirati da un altro tipo di “verde”: quello dei dollari che possono risanare le economie statali, creare posti di lavoro e far crescere gli stipendi. Il parlamento della Georgia ha stanziato due miliardi in sgravi fiscali per gli impianti a Savannah.

Secondo Harley Shaiken, esperto di diritto del lavoro e professore emerito dell’università della California, le implicazioni dei negoziati in corso “andranno oltre l’industria dell’automobile americana”. Alcuni studi indicano che quando un sindacato riesce a ottenere un aumento di retribuzione, anche le fabbriche non sindacalizzate tendono ad alzare gli stipendi per restare competitive. Negli Stati Uniti solo il 16 per cento dei lavoratori del settore automobilistico è iscritto al sindacato (nel 1983 erano il 60 per cento). Ma il movimento ha trovato nuovo slancio dopo la pandemia, che ha messo in luce le profonde disuguaglianze economiche del paese.

Sostegno sospeso

Ci si chiede anche quali saranno le ricadute politiche di questa vicenda. L’Uaw ha sospeso l’appoggio al presidente Joe Biden in attesa dell’esito della trattativa. Donald Trump, favorito per diventare il candidato repubblicano alle presidenziali del 2024, si è rivolto direttamente ai lavoratori dell’Uaw, dicendo che i loro leader non avrebbero dovuto schierarsi a favore della transizione verso l’elettrico. In Michigan, dove l’industria delle auto l’ha sempre fatta da padrone, Trump ha vinto nel 2016 e ha perso nel 2020. Nonostante il dibattito globale sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, molti elettori si preoccupano non tanto della transizione del settore automobilistico, quanto soprattutto di quale sarà il futuro dei lavoratori e dei consumatori. ◆ as

Da sapere
La protesta cresce
Lavoratori coinvolti nelle proteste sindacali negli Stati Uniti, migliaia (Fonte: The New York Times)

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Questo articolo è uscito sul numero 1530 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati