Tra gli stati che potrebbero decidere le elezioni presidenziali c’è anche la North Carolina, che la settimana scorsa è stata colpita da uno dei disastri naturali più gravi della storia recente statunitense. L’uragano Helene ha distrutto quasi mille chilometri di territorio nel sudest del paese, uccidendo almeno 200 persone in sei stati e provocando più di cento miliardi di dollari di danni. Nella zona occidentale della North Carolina l’uragano carico di umidità si è scontrato con un fronte freddo che stava già scaricando pioggia sulla regione dei monti Appalachi. Centinaia di strade sono impraticabili o sono state distrutte da inondazioni e frane. I sistemi di comunicazione sono in avaria, mentre centinaia di persone sono ancora disperse. Il dipartimento dei trasporti dello stato ha fatto sapere che “tutte le strade nella zona occidentale devono essere considerate chiuse”. A poche settimane dal voto del 5 novembre, migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro case e i servizi postali sono fermi.

“Non avevamo mai visto niente del genere”, ha dichiarato Karen Brinson Bell, funzionaria della commissione elettorale dello stato. “Questa distruzione crea una grave incertezza in vista del voto”.

In North Carolina la consegna delle schede per il voto per posta era già stata posticipata di tre settimane a causa del ricorso presentato dal candidato indipendente Robert F. Kennedy Jr., che dopo essersi ritirato e aver appoggiato Trump ha chiesto di eliminare il suo nome da milioni di schede già stampate. Il processo elettorale dello stato è in pieno svolgimento. In base alle leggi della North Carolina, gli elettori devono registrarsi nelle liste elettorali entro l’11 ottobre, mentre il periodo per il voto anticipato comincia il 17 ottobre e si conclude il 2 novembre. Le autorità stanno cercando un modo per garantire a tutti di votare, ma i problemi sono molti, mentre i danni provocati da Helene non sono ancora del tutto quantificabili.

Al momento il problema logistico principale è la sospensione del servizio postale in gran parte della North Carolina occidentale. Anche prima della tempesta, più di 190mila abitanti dello stato avevano chiesto di votare per corrispondenza. Le poste non sono in grado di prevedere quando riprenderà il servizio. In alcune aree i danni sono talmente gravi che serviranno settimane o mesi prima della riapertura delle strade. La situazione è aggravata dal fatto che nelle zone rurali alcuni postini usano i propri veicoli per consegnare la corrispondenza, e al momento nessuno sa quanti di quei mezzi sono stati distrutti dalla tempesta.

In base alla legge statale spetta ai singoli elettori richiedere una nuova scheda presso l’indirizzo provvisorio dove risiedono. Devono poi rispedire le schede compilate in tempo utile affinché raggiungano gli uffici elettorali entro le 19.30 del 5 novembre, il giorno delle elezioni. Inoltre non c’è modo di sapere dove si trovino attualmente le schede già compilate e spedite dagli elettori, né se la consegna delle schede sia stata impedita dalla tempesta. “Non abbiamo idea di dove siano”, ammette Gerry Cohen, funzionario del comitato elettorale di Wake, la contea più popolosa dello stato. Anche votare in presenza sarà più difficile, visti i danni ai seggi elettorali. Inoltre tra le persone sfollate, ferite o morte potrebbero esserci anche responsabili di seggio.

Senza fiducia

C’è poi un problema più generale: di solito le persone colpite da un disastro naturale non si preoccupano di dove andranno a votare ma pensano a cercare i familiari dispersi, a riparare la loro casa, a trovare un nuovo alloggio, a compilare moduli per avere i risarcimenti delle assicurazioni. Da anni i politologi che studiano gli effetti della crisi climatica sull’affluenza alle urne lanciano l’allarme sull’inevitabilità di eventi come l’uragano Helene, che possono condizionare pesantemente una votazione. “Negli Stati Uniti la stagione degli uragani – tra giugno e novembre – generalmente coincide con quella elettorale”, si legge in un recente rapporto dell’Institute for democracy and electoral assistance (Idea). “Le possibilità che un uragano stravolga le elezioni sono elevate e continueranno a crescere, perché la crisi climatica renderà le tempeste sempre più frequenti e intense”.

Disastri a catena

◆ “In settimana milioni di persone hanno lasciato in fretta le loro case in Florida in previsione dell’arrivo dell’uragano Milton, uno dei più potenti della storia degli Stati Uniti”, scrive la Cn n. Poco prima la Florida era stata colpita anche dall’uragano Helene, che ha causato danni in vari stati del sudest del paese. “I due eventi sono finiti al centro della campagna elettorale per le presidenziali, con il candidato repubblicano Donald Trump che ha alimentato la disinformazione sui soccorsi e sulla gestione dei disastri per danneggiare l’amministrazione Biden e la candidata democratica Kamala Harris”.


Prima di Helene altri quattro uragani avevano avuto pesanti effetti sulle elezioni: Katrina nel 2005, Sandy nel 2012, Michael nel 2018 e Ian nel 2022. Il rapporto dell’Idea sottolinea che l’affluenza tende a crollare in caso di eventi climatici estremi. “La difficoltà principale non riguarda tanto gli inconvenienti tecnologici ma il calo della fiducia dei cittadini”, spiega Vasu Mohan, esperto che ha analizzato l’effetto dei disastri sulle elezioni in decine di paesi. “Se non sei preparato, trovare un rimedio all’ultimo minuto risulta estremamente difficile”. Le ricerche di Mohan indicano che quando le comunità ricevono le risorse necessarie è possibile garantire la regolarità delle elezioni.

Brinson Bell sottolinea che dopo la pandemia e le tempeste del passato il governo statale è preparato per gli scenari più catastrofici. “Ai tempi del covid-19 abbiamo avuto un’elezione impeccabile con un’affluenza da record”, racconta. “Abbiamo combattuto contro gli uragani e le tempeste tropicali e siamo riusciti comunque a organizzare elezioni sicure. Faremo del nostro meglio per ripeterci”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati