06 giugno 2019 13:42

In questi giorni è difficile trovare uno stato che non debba fare i conti con i costi elevati dei farmaci. Nel Regno Unito il governo è in lotta con la casa farmaceutica Vertex per il costo di una medicina per la fibrosi cistica, Orkambi. Negli Stati Uniti alcuni diabetici sono morti a causa del prezzo elevato dell’insulina. Nei Paesi Bassi il governo ha sospeso per lungo tempo l’acquisto del farmaco immuno-oncologico Keytruda perché era troppo caro, nonostante avesse direttamente contribuito a svilupparlo. Il prezzo di listino dell’Orkambi è di circa 23.200 dollari al mese negli Stati Uniti, quello del Keytruda è di 13.600 mensili (per tutta la durata del trattamento). È servito che il problema toccasse i paesi ricchi per spingere la questione del costo eccessivo delle medicine in cima alle preoccupazioni sanitarie globali, anche se sono decenni che i paesi in via di sviluppo si lamentano della cosa.

Il 20 maggio i governi hanno cominciato ad affrontare la questione presso l’Assemblea mondiale della sanità (Ams), un incontro di otto giorni nel quale i ministri della salute definiscono gli obiettivi dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’anno successivo. I temi sui quali discutere sono molti, tra cui l’estensione della copertura medica universale, la resistenza agli antimicrobici, l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute e l’aggravarsi della crisi di ebola nella Repubblica Democratica del Congo. Eppure l’argomento più scottante è il prezzo eccessivo delle nuove medicine, in particolare quelle contro il cancro.

A febbraio la ministra italiana della salute, Giulia Grillo, ha pubblicato una proposta di risoluzione sul prezzo dei farmaci. Nel testo si auspica un’azione internazionale per migliorare la trasparenza dei prezzi e i costi della ricerca e dello sviluppo, oltre che quelli della produzione di medicine. Alle aziende sarà anche chiesto di rendere pubbliche le diverse forme di sostegno statale che ricevono. Queste possono andare da fondi d’investimento privati agli incentivi fiscali, passando dalle ricerche portate avanti da accademici. La speranza è che una maggiore chiarezza possa abbassare il prezzo dei farmaci. La proposta italiana è sostenuta da molti paesi, sia ricchi sia in via di sviluppo.

Cento milioni di persone all’anno sprofondano in condizioni di povertà a causa del prezzo pagato per le medicine

Attualmente le aziende farmaceutiche pubblicano solo i prezzi di listino. Si tratta di cifre complesse, per certi versi fittizie, che spesso nella realtà vengono abbassate. Gli sconti che possono ottenere i governi, gli assicuratori e altri intermediari vengono mantenuti segreti. In molti hanno concluso che tutta questa segretezza penalizza quanti pagano per le medicine. Els Torreele della ong Medici senza frontiere sostiene che ad acquirenti diversi, anche dello stesso paese, possono essere fatti pagare prezzi differenti. “I prezzi vengono tenuti segreti e agli acquirenti viene richiesto di firmare accordi di confidenzialità”, dice. E nonostante, in teoria, ai paesi più poveri possa essere fatto pagare un prezzo ridotto rispetto a quelli ricchi, alcuni temono che in realtà sia vero il contrario.

La cosa non fa piacere alle case farmaceutiche. La Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche ha dichiarato a Stat, un sito web d’informazione medica, che la proposta “sposterebbe attenzione e risorse dalla ricerca di soluzioni sostenibili al problema dell’accesso”. Regno Unito, Germania e Danimarca stanno cercando di annacquare la proposta, probabilmente a causa della pressione delle loro grandi case farmaceutiche, e questo nonostante stiano tutti facendo i conti con un aumento del prezzo dei farmaci nei loro territori. Le aziende farmaceutiche sostengono da tempo che i costi e i rischi legati allo sviluppo di un farmaco implicano costi elevati. E affermano che una maggiore trasparenza dei prezzi farà sì che i paesi più poveri non avranno più un trattamento economico di favore, perché le aziende non vorranno perdere la possibilità di far pagare prezzi più alti ai paesi ricchi.

Ma l’entità degli sconti ricevuti dai paesi più poveri è generalmente ignota, con l’eccezione di alcuni casi che hanno ottenuto alta visibilità: i vaccini, forse, e i farmaci antiretrovirali per la cura dell’hiv. L’Oms stima che cento milioni di persone all’anno sprofondino in condizioni di povertà a causa del prezzo pagato per le medicine. Inoltre ci sono prove del fatto che i prezzi imposti per alcuni farmaci siano, in realtà, eccessivi. Un rapporto dell’Oms della fine del 2018, dedicato alle medicine contro il cancro, ha concluso che le aziende stabiliscono il prezzo dei loro farmaci perlopiù in base ai guadagni sperati, e non sul costo di produzione o per massimizzare l’accesso alle cure per i pazienti. Il fatto che un’azienda cerchi di ottenere il massimo profitto possibile è, forse, un fatto normale. Tuttavia le case farmaceutiche non sono aziende comuni. I loro prodotti sono necessari per salvare vite, e ottengono dei monopoli sui loro farmaci grazie a sistemi di brevetto garantiti dagli stati e, per estensione, dalla società tutta.

Grandi profitti
L’Oms ha rilevato che, pure ammettendo i costi elevati per lo sviluppo dei farmaci, le medicine per il cancro generano profitti molto superiori ai costi di ricerca e sviluppo e molto più alti di quanto sia necessario per finanziare e creare incentivi per future ricerche. Sembra anche che i farmaci per il cancro siano più cari delle altre medicine, a quanto pare perché gli acquirenti sono disposti a pagare di più per curare malattie in stadio terminale. Alcuni dati provenenti dall’Australia mostrano che il costo per ricetta dei farmaci anticancro è almeno 2,5 volte più alto rispetto alle altre medicine.

L’industria dei farmaci genera grandi profitti. Negli Stati Uniti 12 delle case farmaceutiche più ricche hanno dichiarato oltre 29 miliardi di dollari di profitti nei primi tre mesi di quest’anno, secondo il sito web d’informazione Axios.

I sostenitori di questa battaglia affermano che la trasparenza permetterà alle persone di giudicare se i governi hanno preso decisioni corrette a proposito dei farmaci che acquistano. Nei paesi a governance debole la trasparenza dei prezzi aiuterebbe nella lotta alla corruzione.

Gli Stati Uniti hanno recentemente fatto della trasparenza del prezzo dei farmaci una priorità, e i produttori devono oggi dichiarare i loro prezzi di listino anche nelle pubblicità televisive (i prezzi di listino sono importanti per i pazienti poiché questi devono, in certi casi, pagare una parte di questa somma di tasca loro). È quindi inevitabile che nei prossimi anni nei confronti delle case farmaceutiche s’intensificheranno le richieste di trasparenza sui farmaci salvavita.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale The Economist.

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