21 ottobre 2010 00:00

La parola Sudafrica ha un suono dolce per me, e così ho cancellato un precedente impegno per raggiungere la sala stampa dell’Autorità Palestinese a Ramallah. Era prevista una conferenza stampa di due delegati sudafricani che stanno negoziando un accordo tra Hamas e Al Fatah.

I giornalisti presenti erano appena una decina. Dopo essersi scusati per il ritardo, dovuto al protrarsi di una riunione con alcuni dirigenti di Al Fatah, i due delegati, L.S.T. Pekane, rappresentante del Sudafrica nei Territori, e Alexander Boraine, ex vicepresidente della commissione per la verità e la riconciliazione, hanno spiegato che sono stati loro a proporsi come mediatori e che i partiti palestinesi hanno accettato.

Boraine doveva andare a Gaza il 20 ottobre per incontrare i leader di Hamas, ma il governo israeliano gli ha vietato l’ingresso. A Ramallah lui e Pekane hanno incontrato alcuni dirigenti di Al Fatah, ma non il presidente Abu Mazen. Boraine ha precisato che la loro missione non ostacola in alcun modo il ruolo dell’Egitto come mediatore ufficiale. “L’occupazione israeliana è illegale”, ha detto Boraine. “Ma per contrastarla e ottenere uno stato palestinese è indispensabile ritrovare l’unità”.

Pekane ha ricordato che anche in Sudafrica l’African national congress (Anc) e il partito Inkata hanno dovuto fare la pace prima di poter sconfiggere l’apartheid. “Inviteremo i palestinesi in Sudafrica”, ha concluso Pekane, “così vedranno che bel posto è diventato”.

Internazionale, numero 869, 22 ottobre 2010

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