29 ottobre 2009 00:00

Posando nudi per un calendario che metteva in risalto la loro prestanza fisica, i giocatori di rugby, seguiti da altri sportivi, hanno dato il via a una tendenza. Ormai oggi non si contano più i calendari di questo genere, che a volte sconfinano nel grottesco, ritraendo persone di una certa età che rivendicano in qualche modo il loro diritto a mostrarsi.

Questo tipo di calendario, che riprende la tradizione delle pin-up popolarissime tra i camionisti americani, è diventato un genere fotografico a tutti gli effetti, con i suoi codici (tra cui quello di non mostrare i genitali) e la sua deriva in prodotti di ogni genere, dalle cartoline agli adesivi.

Di recente questa tendenza si è arricchita di una dimensione sociale quanto meno inattesa e senza dubbio più efficace. L’ultimo esempio è quello degli operai della Chaffoteaux et Maury, delle Côtes-d’Armor, che hanno posato nudi dietro le caldaie e gli scaldabagni che hanno fatto la fama di questa impresa. I proventi del calendario permetteranno ai duecento dipendenti destinati a perdere il posto di lavoro di andare a protestare in Italia, alla sede dell’Atg, che ha ricomprato la fabbrica nel 2001.

Quest’uso impegnato della fotografia è stato seguito da una campagna fotografica commissionata dall’Ufficio dipartimentale per lo sviluppo culturale delle Côtes-d’Armor, in cui le famiglie degli operai posano all’interno della fabbrica.

Si tratta di comunicazione politica, un modo dignitoso per lottare con le immagini, al tempo stesso ironico e serio.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it