07 aprile 2005 13:11

La crisi è passata. Ma per tutta la domenica di Pasqua si è temuto che la povera Terri Schiavo, di fatto morta ormai da tempo, ricevesse le stimmate su mani e piedi e si levasse sopra lo stretto della Florida, sostenuta da miracolosi delfini per essere unita nella beatitudine al bambino-uomo Elián González.

Mi ero sinceramente riproposto di essere l’unico imbrattacarte d’America a restare fuori da questa discussione stupida e avvilente. Non avrei dovuto immischiarmi. Ma se ti lasci coinvolgere anche un solo istante, vieni subito attratto in un vortice di irrazionalità e cattiveria.

Un avvocato della famiglia si presenta davanti a un tribunale americano e dichiara solennemente che la “cliente” del suo cliente potrebbe dover trascorrere più tempo in purgatorio, se non addirittura all’inferno, se decide di sospendere l’alimentazione artificiale. Un fanatico cattolico, Patrick Buchanan, sostiene che gli agenti federali dovrebbero fare irruzione e sottrarre il cadavere. Un altro fondamentalista cattolico ribatte che sarebbe imprudente, ma solo perché creerebbe un precedente per poter salvare persone vive nel braccio della morte.

Stanco, torno alla posta elettronica e scopro un messaggio di uno che si firma “dottore” ma che forse ha un altro tipo di laurea. Se io definisco Terri Schiavo già morta, scrive l’indignato signore, allora come posso oppormi “al fatto che venga nutrita con un tubo? Di certo non può farle male”. Ammetto di essere sorpreso dalla debolezza della mia posizione e valuto per un attimo l’immagine di file e file di americani defunti, tutti attaccati a un respiratore fino al giorno del giudizio. Morti? Sì, assolutamente, ma il primo dovere del medico è non nuocere. La mente vacilla.

Io sono a favore della “scelta per la vita”. Un tempo ero abituato a estenuanti discussioni con i militanti per la “libera scelta”, i quali solo con riluttanza ammettevano che il feto era vivo ma poi domandavano se fosse davvero una vita umana. Con gli anni il dibattito si è evoluto: i cattolici seri non dicono più che la contraccezione è genocidio e i sostenitori della “libera scelta” sono perplessi sulle interruzioni di gravidanza a uno stadio avanzato. Sensibile alla coerenza nell‘“etica della vita”, la chiesa si è spinta fino a condannare la pena di morte. Le cose stavano migliorando lentamente. Fino a oggi.

C’è un’analogia con un dibattito laico. Alla fine del diciottesimo secolo Jefferson e Madison ebbero una discussione e si chiesero se la terra appartenesse solo ai vivi. Sostenendo che “l’uomo non ha alcuna proprietà sull’uomo”, Thomas Paine aveva condannato alcuni atteggiamenti tradizionali perché, di fatto, riconoscevano dei diritti ai morti. Jefferson, che era d’accordo, scrisse che alle passate generazioni non poteva essere consentito alcun veto. Madison replicò che i deceduti avevano alcuni diritti e bisognava rispettarli perché si erano impegnati per creare molti dei benefici di cui godevano i vivi.

Ma perché questa discussione potesse essere condotta in termini ragionevoli, ci doveva essere un accordo sul fatto che i morti fossero davvero morti. Non si può fare nulla se una persona è mantenuta in uno stato perenne di morte apparente.

Se c’era il benché minimo motivo per non credere che nell’ultima parte della sua esistenza Terri Schiavo fosse già la ex moglie di suo marito, direi che lui aveva un dovere verso di lei. Ma così come stanno le cose – ed ecco la mia risposta all’uomo che ci chiedeva di ignorare tutte le prove mediche e tuttavia trattava ancora la donna come se fosse viva – penso che sia osceno considerarla capace di esercitare un potere dall’oltretomba.

Quanto all’idea che di questo presunto potere si possano fare arroganti interpreti demagoghi clericali e stregoni autonominati, viene da rabbrividire. La fine del cervello, o la sostituzione del cervello con un vuoto liquefatto e rimpicciolito, è – per tornare al mio punto iniziale – se non la fine assoluta della “vita”, almeno l’indiscutibile conclusione della vita umana. Questo priva la vittima di ogni voce in capitolo nelle vicende umane. Dato tragico, forse, a meno che non si creda in una migliore vita futura.

Ci vuole un pentimento

Nel frattempo gli altri hanno una vita da vivere. E io spero che diremo che non vogliamo passare il resto dei nostri giorni ad ascoltare le reazioni isteriche di menti malate e superstiziose. È un insulto ai nostri tribunali e alla nostra costituzione che giudici, deputati, senatori e governatori siano molestati da chi crede nella resurrezione ma non nella morte fisica. Quale paziente post-terminale non potrebbe ora essere utilizzato, a prescindere dalla sua volontà, per convocare un tribunale di mezzanotte o riunire una precipitosa presidenza notturna?

Non contenti di dirci che un tempo condividevamo la terra con i dinosauri e che dovremmo insegnare ai nostri figli questa menzogna, adesso i fanatici religiosi presentano il loro culto della morte come se fosse una gioiosa celebrazione dell’unica vita che abbiamo. Si sono spinti troppo in là, e dovrebbero pentirsene quanto più amaramente possibile.

*Traduzione di Nazzareno Mataldi.

Internazionale, numero 585, 8 aprile 2005*

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