21 ottobre 2010 00:00

1. Talco, Punta Raisi

Uno ska-punk antimafia senza neanche la tromba di Roy Paci: da una band di Marghera che gira tra Ca’ Foscari e Berlino (in Germania l’etichetta indipendente Destiny ripubblica i loro ultimi due album), dimenandosi nel combattimento donchisciottesco contro le ingiustizie. Magari a Berlino pensano che Peppino Impastato sia un noto pizzaiolo, ma c’è quell’energia liberatoria che in fondo è universale: un’indignazione per procura, un’incazzatura, se non ballabile, almeno adatta a far muovere le gambe, e battere mani più o meno negre.

2. Brian Eno, Two forms of anger

Una rabbia fredda, lucida, esplode a metà di questa traccia, da Small craft on a milk sea, primo lavoro di Eno per la Warp. Elettronica sperimentale tra Philip Glass e i Massive Attack, ambient trance fatta con pezzi di colonne sonore disassemblate e rimontate; drum patterns astratte e complicate, con rumori di origine incerta, la chitarra di Leo Abrahams che entra a gamba tesa quando il gioco si fa troppo ordinato. Quando non applica le sue formule a scombinare la prevedibilità altrui (Coldplay o U2) Eno produce le visioni sonore più nitide.

3 Bimbo, Il disfattista

“Ma finalmente ho capito chi sono / mentre il pistacchio mettevo in un cono”. Vita agra di un livornese a spasso tra militanza, disillusioni e la capacità di conservare tutti i sapori in un pop opaco con raucedine prematura da urlatore vintage. Un pesce che sa di carne, uno scorfano che si ribella al cacciucco; una voce, quella di Simone Soldani, qui al suo debutto solista con l’album Bugie per asini, che non capisce “come si possa per un pelo svanire”. Qualcosa resterà; qualche piccola canzone sapida e pungente come una spina nella zuppa di pesce.

Internazionale, numero 869, 22 ottobre 2010

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it