03 marzo 2022 11:54

I mercati spesso reagiscono con forza agli eventi geopolitici, ma poi vanno avanti senza farci più caso. Non questa volta. L’invasione russa dell’Ucraina è un punto di svolta fondamentale dell’economia, che avrà molte conseguenze durature. Tra queste ci sarà un’accelerazione del passaggio a un sistema finanziario globale bipolare: uno fondato sul dollaro, l’altro sul renminbi.

Il processo di scollamento finanziario tra la Russia e l’occidente è, naturalmente, in corso da qualche tempo. Le banche occidentali hanno ridotto la loro esposizione alle istituzioni finanziarie russe dell’ottanta per cento dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014, e le loro richieste sul resto del settore privato russo si sono dimezzate da allora, secondo un recente rapporto della società di consulenza Capital Economics.

Le nuove e più aggressive sanzioni annunciate dagli Stati Uniti inaspriranno questo scollamento. Renderanno inoltre la Russia molto più dipendente dalla Cina, che userà le sanzioni di Stati Uniti e Unione europea come un’opportunità per accaparrarsi il resto del petrolio e del gas russo a buon mercato disponibile. Alla Cina non piace la guerra di Vladimir Putin. Ma ha bisogno delle materie prime e delle armi russe, e vede il paese come una parte fondamentale di un nuovo ordine guidato da Pechino, cosa di cui Mosca è consapevole. “La Cina è il nostro cuscinetto strategico”, ha recentemente dichiarato a Nikkei Asia Sergei Karaganov, scienziato politico del Consiglio per le politiche estere e di difesa di Mosca. “Sappiamo che in qualsiasi situazione difficile possiamo farci affidamento per ottenere un sostegno militare, politico ed economico”.

Amicizia senza limiti
Questo non significa che la Cina annullerebbe le sanzioni statunitensi o europee per sostenere la Russia, ma potrebbe certamente consentire alle banche e alle aziende russe un maggiore accesso ai propri mercati e istituzioni finanziarie. Solo poche settimane fa, infatti, i due paesi hanno annunciato un’“amicizia senza limiti”, che certamente includerà legami finanziari più stretti, dato che la Russia è esclusa dai mercati occidentali.

La cosa fa seguito a un accordo del 2019 tra Russia e Cina per regolare tutti gli scambi nelle loro rispettive valute piuttosto che in dollari. La guerra in Ucraina accelererà questo processo. Lo testimoniano il fatto che, nei giorni scorsi, la Cina ha eliminato il divieto d’importazione di grano russo, così come un nuovo accordo di lungo periodo sul gas cinese con Gazprom. Tutto questo è in linea con l’obiettivo a lungo termine della Cina di costruire un mondo post-dollarizzato, in cui la Russia sarebbe uno dei molti stati vassalli che regolano tutte le transazioni in renminbi.

I cinesi stanno giocando una partita di lungo periodo. La finanza è un pilastro chiave nella nuova competizione per il potere con gli Stati Uniti

Riuscirci non è un processo facile. I cinesi vogliono de-dollarizzare, ma vogliono anche il controllo completo del loro sistema finanziario. Un cerchio difficile da quadrare. Una delle ragioni per cui il dollaro è la valuta di riserva mondiale è che, al contrario, i mercati statunitensi sono molto aperti e liquidi. Tuttavia i cinesi sperano di usare il commercio e la politica petrolifera del momento per aumentare la quota del renminbi negli scambi globali di valuta estera. Un investitore occidentale di alto livello in Cina mi ha detto che si aspetta che la quota salga dal due al sette per cento nei prossimi tre o quattro anni. Una proporzione che, naturalmente, rimane minuscola rispetto a quella del dollaro, che è del 59 per cento.

Ma i cinesi stanno giocando una partita di lungo periodo. La finanza è un pilastro chiave nella nuova competizione per il potere con gli Stati Uniti. La valuta, i flussi di capitale e il percorso commerciale della Nuova via della seta avranno tutti un ruolo. Pechino sta lentamente diversificando le sue riserve in valuta estera, oltre a comprare molto oro. Questo può essere visto come una forma di precauzione in un mondo post-dollaro (il presupposto è che l’oro salirà di valore mentre il dollaro scenderà).

I nuovi limiti statunitensi sui flussi di capitale verso la Cina, per motivi di sicurezza nazionale, possono accelerare ulteriormente il processo di scollamento finanziario. Se i fondi pensione statunitensi non possono riversarsi in Cina, l’autosufficienza nei mercati dei capitali diventa sempre più importante. Pechino ha cercato di rafforzare la fiducia e la trasparenza del proprio sistema, non solo per attirare investimenti stranieri non statunitensi, ma anche per incoraggiare un boom degli investimenti onshore, in cui enormi quantità di risparmi cinesi verrebbero incanalati nei mercati dei capitali nazionali.

Se è vero che le sanzioni contro la Russia annunciano un maggiore scollamento, è anche possibile che le ricadute economiche della guerra (diminuzione della domanda, inflazione ancora più alta) spingano Stati Uniti e altre nazioni a soccombere a una pressione dei prezzi che favorirebbe le merci cinesi. È probabile che ci saranno molti riposizionamenti politici nel fronteggiare Russia e Cina, ma serve molto tempo per ristrutturare le catene di approvvigionamento. I politici a Washington devono ancora fare sul serio. Pechino, invece, si sta già muovendo piuttosto seriamente mentre tenta d’imporre un nuovo ordine mondiale.

Nel suo libro del 1997, La grande scacchiera. Il mondo e la politica nell’era della supremazia americana, Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, aveva scritto con preveggenza che lo scenario geopolitico più pericoloso per l’occidente sarebbe stata una “grande coalizione di Cina, Russia e forse Iran”. Questa sarebbe stata guidata da Pechino e sarebbe stata unita non dall’ideologia ma da comuni rimostranze. “Evitare questa eventualità, per quanto remota possa essere, richiederà una dimostrazione di abilità geostrategica degli Stati Uniti su tutti i perimetri dell’Eurasia contemporaneamente”.

I mercati finanziari saranno un importante terreno di scontro. Diventeranno un luogo in cui difendere i valori democratici (per esempio, attraverso le sanzioni contro la Russia) e rinnovare vecchie alleanze (gli Stati Uniti e l’Europa saranno in grado di avvicinarsi e forgiare una strategia relativa sia alla sicurezza energetica sia al cambiamento climatico?). E potrebbero anche essere molto più sensibili alla geopolitica rispetto al passato.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it