05 maggio 2010 00:00

La Commissione europea, i paesi dell’Unione monetaria europea e il Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno messo a disposizione 110 miliardi di euro per salvare la Grecia.

L’accordo firmato il 2 maggio è storico sia perché è il primo piano di salvataggio di un paese della zona euro sia per la dimensione dei fondi e per l’ampio numero di istituzioni e paesi coinvolti.

Il piano è accompagnato dall’impegno ad attuare significative correzioni alle finanze pubbliche elleniche, tra tagli di spesa (contenimento degli stipendi dei dipendenti pubblici e innalzamento dell’età pensionabile) e aumenti delle entrate.

Il percorso di rientro dal deficit è ambizioso: solo nel 2010 il rapporto tra deficit pubblico e pil dovrebbe essere ridotto di circa 5 punti percentuali, ed entro il 2014 dovrebbe scendere dall’attuale 14 per cento sotto il 3 per cento. Una parte dei soldi stanziati (10 miliardi) alimenterà un fondo di stabilità per il settore finanziario: oggi le banche greche sono pesantemente indebitate nei confronti della Banca centrale europea.

Non è detto che il piano funzioni, anche a causa del malcontento sociale provocato dagli impegni del governo. L’accordo, tuttavia, offre una possibilità alla Grecia, che eviterà di pagare un altissimo prezzo per finanziarsi sui mercati, rendendo impossibile qualsiasi ipotesi di aggiustamento dei conti. Se non ce la farà, Atene avrà la possibilità di ristrutturare parzialmente il suo debito. Ma ora è essenziale che l’Europa riveda il Patto di stabilità e crescita per evitare che crisi di questo tipo si possano ripetere.

Internazionale, numero 845, 7 maggio 2010

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