Un vecchio elicottero militare russo ci aveva portati fin lì superando il deserto. Eravamo partiti dalla cittadina di Sevrei, vicino alle “dune che cantano” di Khongoryn Els, che si estendono per più di cento chilometri. Il giorno prima eravamo scivolati sulla loro sabbia sottile per scalare una cresta di trecento metri.
La Mongolia è una terra di dinosauri, un magnifico terreno di caccia per i paleontologi di tutto il mondo. E Nemegt, dove era atterrato il nostro elicottero, è un posto ideale per andare in cerca delle loro tracce. In una gola lì vicino, un’équipe mongolo-canadese stava ripulendo lo scheletro di un piccolo dinosauro appena scoperto.
Nella storia della paleontologia ci sono stati diversi ritrovamenti, sia di scheletri sia di uova di dinosauro. Ma noi stavamo assistendo a una scoperta particolare, perché lì le uova erano state trovate accanto al dinosauro. Forse l’animale aveva cercato di proteggerle prima di essere assalito e ucciso da una violenta tempesta di sabbia. “Sarà successo solo cinque o sei volte di trovare un dinosauro con le uova che aveva deposto”, mi ha spiegato uno dei paleontologi.
Gli enormi dinosauri che vediamo nei musei del mondo, come il magnifico tarbosauro (“Rettile allarmante”), che occupa il grande salone del museo di storia naturale di Ulan Bator, hanno sempre un grande effetto sulla nostra immaginazione. Ma i dinosauri veramente grandi non si trovano facilmente.
“Possono volerci anni di scavi”, mi ha spiegato il paleontologo canadese Philip Currie, che insieme alla moglie, Eva Koppelhus, dell’università di Alberta, guidava la squadra di esperti. Nel gruppo c’era anche l’italiano Federico Fanti, esperto di strati sedimentari. Era stato lui a notare la differenza nei depositi che ricoprivano il luogo della scoperta.
Internazionale, numero 738, 4 aprile 2008
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