11 novembre 2010 00:00

L’istruzione tra le mura di casa ha conosciuto alterne vicende, ma ora le tecnologie dell’informazione aprono nuove prospettive. Dai primi secoli dell’età moderna, con la nascita e l’espansione delle istituzioni scolastiche pubbliche o private organizzate per classi omogenee di età, l’istruzione domestica diventò in molti paesi un residuo, un privilegio per i ceti abbienti.

Ne raccontò per esempio Elena Carandini, figlia di Luigi Albertini, il grande direttore del Corriere della Sera (1900-1925). Perfino vietato in qualche paese, in tempi recenti il faire classe soi-même ha continuato ad avere corso in condizioni di necessità, specie in distretti rurali, dall’Australia agli Stati Uniti.

Ora in diverse parti del mondo la scuola fatta in casa risponde alla percezione (da destra e sinistra) di criticità dell’insegnamento nelle scuole istituzionali. Così l’home schooling ha acquistato nuovo spazio dagli Usa alla Francia e si affaccia anche in Italia. Gli ostacoli sono molti. Uno, di cui non sempre si tiene conto, è che quantità, qualità e articolazione dei saperi anche elementari sono enormemente cresciuti nell’ultimo mezzo secolo.

La scuola istituzionale fatica, ma in qualche modo si è attrezzata e risponde. Per genitori isolati, invece, possono esserci difficoltà culturali ad agire in loco magistri, rovesciando il tradizionale in loco parentis. La rete però dà strumenti didattici e suggerimenti in blog come laventuredemietlou.blogspot.com, segnalato da Le Monde, o buntglas.wordpress.com.

Internazionale, numero 872, 12 novembre 2010

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