La stampa francese sta dando inconsueta risonanza a una tesi di dottorato discussa in novembre all’università di Borgogna, autrice Annie Lasne, titolo: La singulière réussite scolaire des enfants d’enseignants: des pratiques éducatives parentales spécifiques? Scavando nelle statistiche e integrandole con sondaggi qualitativi, la tesi (tutta leggibile in rete) analizza i perché del successo scolastico dei figli di insegnanti, maggiore di quello di figli di altri appartenenti al ceto dirigente e intellettuale. Quasi mezzo secolo fa gli alunni di don Lorenzo Milani nella Lettera a una professoressa disegnarono impietosamente l’immagine di “Pierino del dottore” o, meglio, il ritratto di una scuola che fa studiare Pierino e non sa fare altrettanto con “Gianni”, figlio di chi non appartiene al Pil, Partito italiano laureati.
Ancora oggi a qualcuno come Ernesto Galli della Loggia queste paiono “demenzialità”, ma è male informato. Le statistiche nazionali e le indagini comparative internazionali si sono accumulate, in Italia le avviò Fiorella Kostoris, e sappiamo che dal più al meno i sistemi scolastici stentano a garantire (come in Finlandia o Corea del Sud) equità di percorsi e risultati ad allievi che vengono da famiglie e classi sociali di diversa levatura culturale. I figli di insegnanti risultano i più avvantaggiati fino alle medie superiori. Lasne scarta ipotesi ovvie e infine addita la causa nella particolare contiguità di atmosfere e informazioni tra la scuola e l’ambito familiare.
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