05 maggio 2010 00:00

Venerdì Yuri è stato convocato a scuola e ha dormito insieme ai suoi compagni su un banco nell’aula. La direttrice ha fatto l’appello prima del tramonto e li ha svegliati all’alba.

Si sono incamminati verso plaza de la Revolución per unirsi alla sfilata della giornata dei lavoratori. Centinaia di migliaia di cubani hanno manifestato il 1 maggio in tutto il paese.

Quest’anno le istituzioni hanno fatto più pressioni del solito per garantire una partecipazione enorme, nel tentativo di dimostrare con i numeri che il governo ha ancora il sostegno del popolo.

I festeggiamenti hanno cercato di nascondere la frustrazione che la crisi economica, la corruzione e la repressione contro i dissidenti e le Damas de blanco hanno provocato tra i cittadini.

Un bagno di folla sembrava il modo migliore per sviare l’attenzione dai tagli del personale che stanno avvenendo un po’ ovunque. Quest’ondata di disoccupazione potrebbe lasciare un quarto della popolazione attiva dell’isola senza un posto di lavoro. Nonostante i preparativi, gli striscioni colorati e le frasi energiche, la sfilata non ha raggiunto le dimensioni di altri anni.

Le autorità non sono riuscite a portare nella capitale tante persone come in passato, perché il combustibile scarseggia e il paese non può più permettersi certi lussi.

Non c’era neanche la stessa passione di un tempo tra chi gridava gli slogan o salutava verso la telecamera. Anche chi era in tribuna sembrava stanco di tante ripetizioni.

*Traduzione di Sara Bani.

Internazionale, numero 845, 7 maggio 2010*

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