L’occupazione israeliana ha importanti conseguenze economiche. Nel corso degli ultimi cinquant’anni ha permesso a molte aziende che producono armi e sorveglianza di nascere, fare ricerca e svilupparsi, rendendo il piccolo stato ebraico una potenza mondiale in questi settori. Raccontando il conflitto mediorientale (e più in generale le guerre e la diplomazia degli ultimi decenni) da questo particolare punto di vista, il giornalista australiano, già corrispondente da Gerusalemme, lo illumina di una luce nuova. Comincia da lontano, mostrando come fin dalla fondazione d’Israele l’investimento nell’industria militare è stato privilegiato, anche se solo dopo la guerra dei sei giorni del 1967 il fenomeno ha preso proporzioni più importanti. Altri momenti-chiave sono la decisione, successiva alla prima guerra del Golfo del 1991, di rendersi più autonomi dagli Stati Uniti e poi il cambiamento delle relazioni internazionali dopo l’11 settembre 2001. Intervistando attivisti che da tempo denunciano dall’interno questa situazione e raccogliendo informazioni su diverse invenzioni israeliane che, diffondendosi, hanno contribuito alla “palestinizzazione” dei conflitti, Loewenstein fa capire anche il ruolo assegnato alla Striscia di Gaza, “laboratorio nel laboratorio” per sperimentare una tecnologia di controllo, dominio e propaganda che ormai riguarda molti altri paesi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1563 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati