Jam Sta Rosa, Afp

Le Nazioni Unite hanno contestato il 29 aprile una nuova legge approvata dal parlamento iracheno che criminalizza le relazioni omosessuali e le transizioni di genere.

“Questa legge è incompatibile con vari trattati e convenzioni sui diritti umani ratificati dall’Iraq, tra cui la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, e dovrebbe essere abrogata”, ha affermato in un comunicato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Il testo, approvato il 27 aprile, prevede pene detentive tra i dieci e i quindici anni per i rapporti omosessuali e per le pratiche di scambismo.

Vieta inoltre “le organizzazioni che promuovono l’omosessualità”. Il reato di “promozione” delle relazioni omosessuali è punito con pene fino a sette anni di prigione.

“Il cambiamento del sesso biologico basato su inclinazioni individuali” è punito con pene detentive da uno a tre anni, che non risparmiano i medici coinvolti nelle transizioni di genere.

Pene simili sono previste per gli uomini il cui comportamento è considerato “effeminato”.

Crimini d’odio

“È ampiamente dimostrato che leggi simili legittimano il pregiudizio ed espongono le persone a crimini d’odio, abusi da parte della polizia, molestie, intimidazioni, ricatti e torture”, ha dichiarato Shamdasani.

“Inoltre, perpetuano le discriminazioni e la negazione dell’accesso ai servizi di base, tra cui l’assistenza sanitaria, l’istruzione e l’alloggio”, ha aggiunto.

L’ong Amnesty international ha reagito denunciando una “violazione dei diritti umani fondamentali”.

Anche Matthew Miller, portavoce del dipartimento di stato statunitense, ha espresso il 27 aprile “profonda preoccupazione”.