Il 3 novembre Brigitte Giraud ha vinto il premio Goncourt con il romanzo Vivre vite (Flammarion). In lizza c’erano altri tre libri: Il mago del Cremlino (Mondadori) di Giuliano da Empoli, già vincitore del Gran prix dell’Académie française e dato per favorito alla vigilia, Les presque sœurs (Seuil) di Cloé Korman e Une somme humaine (Rivages) di Makenzy Orcel. Come da tradizione, la notizia è stata annunciata intorno alle 13 da Drouant, il ristorante parigino in cui si riuniscono i giurati. Qualche minuto dopo, sempre al Drouant, è stato annunciato il vincitore del premio Renaudot, che è andato a Simon Liberati per Performance (Grasset). Giraud è la tredicesima scrittrice a vincere il Goncourt, sei anni dopo Leïla Slimani con Ninna nanna (Rizzoli). Sotto forma di un conto alla rovescia che non lascia scampo, Vivre vite traccia la genealogia di una scomparsa, quella del compagno della scrittrice, e insieme il ritratto sentito di un musicista e di un critico musicale e quello di una coppia spensierata, innamorata della musica e della letteratura. Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati