I Paesi Baschi all’inizio degli anni duemila sono un territorio profondamente ferito. Coprendo circa un decennio, fino al 2011, quando l’Eta annunciò la fine della lotta armata, il film intreccia varie storie sospese tra due punti di vista opposti: quello della vedova di un uomo assassinato nel 2000 e quella dell’uomo che l’ha ucciso, finito in carcere. Se il lento avvicinarsi di vittima e carnefice suona un po’ artificiale, la scrittura salva il film dalla gabbia della favola celebrativa. L’intensità e la tensione rimandano invece sia agli aspetti di tragedia culturale e regionale sia a quelli, più universali, di un solido thriller politico in cui azioni e parole, intimo e collettivo s’intrecciano in continuazione.
Vincent Malausa, Cahiers du cinéma

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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati