Nell’estate del 1965 decine di biciclette bianche invasero le strade di Amsterdam. Erano a disposizione di tutti e volevano contrastare “il terrore d’asfalto delle masse motorizzate”. Le autorità non gradirono l’iniziativa, probabilmente perché arrivava dal gruppo anarchico Provo, che già nel nome si proclamava provocatorio. Due anni dopo uno dei componenti del gruppo fu eletto nel consiglio comunale e propose di istituire il bike sharing, che forse con una certa miopia non fu approvato. Di Provo e di tanti altri movimenti simili si parla in _Beauty is in the street _dello storico Joachim C. Häberlen, un libro sulle proteste che hanno animato le piazze europee tra il 1958 e il 1989. Se l’idea di protesta è affrontata nel modo più ampio possibile, l’approccio del libro è al contrario “microscopico”. Il 1968, per esempio, non è solo quello francese. Il progetto è molto ampio e non può essere esaustivo ma ha il pregio di farci ragionare sul fatto che protestare è un nostro diritto e che, anche quando la protesta non porta a nulla, ci avrà aiutato comunque a progredire. Financial Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati