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Dall’inizio di gennaio in Kenya sono avvenuti cinque femminicidi che hanno sconvolto l’opinione pubblica. In due casi le donne sono state uccise in appartamenti affittati su Air­bnb: una di loro, Starlet Wahu ( nella foto ), era famosa sui social; un’altra, Rita Waeni, era una studente di una ventina d’anni ritrovata con il corpo mutilato. Sul quotidiano The Star Lucy Mwangi scrive che questi delitti mostrano “una società in cui i casi di femminicidio sono diventati allarmanti. Anche se sono denunciati, discussi e analizzati pubblicamente sui social media, dalle conversazioni online emergono atteggiamenti preoccupanti come gli attacchi rivolti alle vittime, la disumanizzazione e la giustificazione della violenza sulle donne. Il femminicidio non è un problema isolato, ma è il sintomo di una cultura radicata che svaluta e svilisce le donne. L’assenza di una risposta forte e unitaria dei nostri leader è altrettanto pericolosa: indica una mancanza di attenzione e di presa di coscienza della gravità della situazione. È arrivato il momento di smantellare la cultura tossica che permette ai colpevoli di sfuggire alle loro responsabilità. Il femminicidio dovrebbe essere dichiarato questione d’interesse nazionale”. Nel 2022, secondo un sondaggio keniano riportato dalla Bbc, il 34 per cento delle intervistate aveva detto di aver subìto violenze fisiche.

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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati