Sofia Coppola è sempre stata affascinata dall’idea che la fama possa far sentire le persone tagliate fuori dal mondo. Nel furtivamente devastante Priscilla, l’isolamento è ancor più crudele visto che i riflettori sono puntati su qualcun altro. Il film, basato sull’autobiografia di Priscilla Presley, Elvis and me, mette lo spettatore nei panni della ragazza di quattordici anni (Cailee Spaeny) che Elvis (Jacob Elordi) conobbe quando lui era già una star internazionale, descrivendo una dinamica di potere che oggi appare spaventosa: fin da subito è Elvis a dettare le condizioni della loro relazione. Non si limita a fare quello che vuole, ma è lui a decidere quando Priscilla arriva o parte. Non ci sono canzoni di Elvis nel film, probabilmente per problemi di diritti. Con le doti artistiche del Re fuori gioco, al centro della scena restano i suoi comportamenti. In più questo vincolo permette a Priscilla di avvicinarsi all’estetica di Coppola, liberandola dai vincoli della biografia.
Ben Kenigsberg, The New York Times

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1556 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati