Il Large hadron collider (Lhc) del Cern, un anello di 27 chilometri tra Francia e Svizzera che permette di far collidere fasci di protoni ad alta energia, è lo strumento più potente a disposizione dei ricercatori per studiare il comportamento delle particelle subatomiche. Nel 2012 ha portato alla scoperta del bosone di Higgs, ma la speranza che potesse far luce su altre questioni irrisolte, come l’esistenza della materia oscura, è rimasta finora delusa. Per questo il Cern ha in programma di costruire un acceleratore ancora più potente, con una circonferenza di quasi cento chilometri, che però non sarà pronto prima del 2070. Intanto negli Stati Uniti si sta valutando una soluzione alternativa: un acceleratore di muoni, particelle cariche con una massa molto inferiore a quella dei protoni. Un piano per lo sviluppo di questa idea era stato abbandonato nel 2016, ma a dicembre una commissione federale ha deciso la ripresa degli studi. Un acceleratore di muoni avrebbe dimensioni e consumi di energia molto minori rispetto all’Lhc, ma porrebbe grandi sfide tecnologiche, come la creazione di campi magnetici estremamente potenti per contenere i fasci di particelle. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1557 di Internazionale, a pagina 113. Compra questo numero | Abbonati