Per un’attrice poco navigata come Marisa Abela, il ruolo di Amy Winehouse può essere un sogno e contemporaneamente il lavoro più duro e ingrato possibile. Il carisma fulminante di Winehouse, la sua nuda onestà emotiva, l’intensità con cui ha vissuto ogni attimo, la sua voce: impossibile replicare tutto ciò. Eppure ci sono istanti in cui Marisa scompare e sullo schermo appare Amy, come se un obiettivo magico, per un attimo, avesse messo a fuoco l’immagine. Ma il film è clamorosamente incostante e incline a catastrofici errori di valutazione. In questo almeno è fedele allo spirito di Amy Winehouse.
Wendy Ide, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati