Previsto da più di quindici anni, dovrebbe arrivare intorno al 20 aprile 2024. L’halving (dimezzamento) è già avvenuto tre volte dal 2009, l’anno della diffusione del bitcoin, ed è una delle chiavi del funzionamento originario di questa criptovaluta perché ne organizza una delle principali caratteristiche: la rarità. Fin dalle sue origini, infatti, il bitcoin è volontariamente razionato: al contrario di quello che succede con le valute tradizionali, come l’euro o il dollaro, la cui quantità in circolazione aumenta in base alle decisioni delle banche centrali, nel caso dei bitcoin si sa già che non ne esisteranno mai più di 21 milioni di unità. Lo ha deciso Satoshi Nakamoto, il misterioso hacker creatore della criptovaluta, con l’obiettivo di evitare un effetto inflattivo, che ne favorirebbe il deprezzamento. Grazie alla sua rarità pianificata fin dall’inizio, il bitcoin può quindi rivendicare lo status di bene rifugio, come l’oro. Questa caratteristica rafforza l’affidabilità della criptovaluta come strumento di pagamento decentralizzato, che permette a chi lo usa di concludere transazioni senza alcun intermediario.

Il meccanismo di creazione dei nuovi bitcoin non è cambiato dalle sue origini: i dati delle transazioni sono raggruppati in un “blocco” che deve essere validato da una “prova di lavoro”, cioè la decifrazione di un codice informatico complesso usa e getta. Questa decifrazione è garantita dai “minatori”, persone collegate in rete attraverso un computer. “Il lavoro dei minatori su un blocco può essere paragonato alla ricerca della combinazione di un lucchetto: se hai fortuna la trovi facilmente, altrimenti dovrai testare la quasi totalità delle combinazioni possibili. I minatori fanno la stessa cosa, ma la combinazione che cercano ha diecimila cifre”, spiega Manuel Valente, direttore scientifico della piattaforma di scambio Coinhouse. Con il passare del tempo la crescente complessità dell’estrazione ha determinato una “professionalizzazione” dei minatori: mentre all’inizio qualsiasi computer connesso a internet poteva validare un blocco, oggi esistono le grandi “fattorie” di estrazione che dispongono di enormi capacità di calcolo e spesso si uniscono formando dei pool.

La prova di lavoro fornita dal minatore è remunerata, ovviamente in bitcoin, attraverso l’aggiunta di una transazione supplementare al blocco interessato. Tenuto conto però del limite dei 21 milioni di bitcoin che è possibile creare, questa remunerazione viene dimezzata ogni quattro anni o, più precisamente, ogni 210mila blocchi validati. Dai 50 bitcoin riconosciuti in origine per ogni blocco validato, siamo passati a 25 nel 2012, a 12,5 nel 2016, a 6,25 nel 2020 e presto a 3,125 bitcoin.

L’incertezza sulla data precisa di questo quarto dimezzamento è legata al fatto che il ritmo di aggiunta di nuovi bitcoin al totale circolante, circa dieci minuti, può variare leggermente in funzione del numero di minatori in attività. Questo intervallo, costantemente monitorato, può essere corretto ogni due settimane per avvicinarlo alla soglia di riferimento dei dieci minuti, facendo variare la complessità dei calcoli da fare. Considerando diversi fattori, si stima che il limite dei 21 milioni di bitcoin creati sarà raggiunto tra il 2134 e 2140 (poco più di 19,6 milioni saranno già stati creati alla fine dei primi quattro cicli di quattro anni). Una parte di questa massa monetaria è andata persa, perché alcuni possessori di bitcoin hanno smarrito le chiavi informatiche che gli consentono di usarli.

Macchine scollegate

Il dimezzamento ovviamente influisce sull’attività dei minatori e, di conseguenza, sul prezzo del bitcoin. Lo spiega bene Charles Guillemet, direttore tecnologico di Ledger, piattaforma francese specializzata nella gestione di portafogli digitali in criptovalute. “Quando c’è un dimezzamento, i minatori che guadagnano meno scollegano le macchine, e questo si traduce in una diminuzione della potenza di calcolo complessiva della rete. Tra quelli che restano connessi, alcuni vendono una parte delle loro scorte di bitcoin per coprire i costi fissi, e questo crea una pressione al ribasso sul prezzo. Allo stesso tempo, però, la divisione per due del flusso di nuovi bitcoin creati sul mercato determina uno shock di liquidità che favorisce l’aumento del prezzo”.

Questo schema è stato osservato in tutti e tre i precedenti dimezzamenti, ma stavolta la situazione è molto diversa: dall’inizio del 2024 il mondo del bitcoin ha assistito all’ingresso di nuovi attori di peso, gli etf (exchange-traded fund), fondi quotati in borsa che consentono d’investire nei bitcoin senza possederli, perché offrono azioni di un fondo che detiene bitcoin. Secondo l’agenzia Bloomberg, dal giorno del lancio, l’11 gennaio 2024, gli etf emessi da grandi investitori istituzionali hanno già attirato più di dodici miliardi di dollari. “Questi fondi comprano circa 2.500 bitcoin al giorno, mentre la creazione di nuovi bitcoin arriva a circa 900, cifra che scenderà a 450 con il dimezzamento”, precisa Guillemet. “Lo squilibrio tra l’offerta e la domanda di conseguenza si accentuerà”.

L’irruzione degli etf ha già avuto un effetto molto evidente sul prezzo del bitcoin che il 14 marzo ha toccato un valore record vicino ai 74mila dollari. Anche se in seguito è sceso a settantamila dollari, il 9 aprile l’aumento dall’inizio dell’anno superava il 66 per cento, un risultato incredibilmente migliore di quelli dei principali mercati azionari e delle grandi valute.

Grande volatilità

Queste cifre alimentano inevitabilmente il dibattito ricorrente sui rischi legati all’investimento in bitcoin. “Ci si aspetta ovviamente una grande volatilità poco prima del dimezzamento”, ammette Thomas Romain, direttore per la Francia del broker specializzato Bitpanda.

Questo evento atteso e le sue ricadute finanziarie saranno seguiti da un pubblico numeroso: secondo lo studio annuale pubblicato il 19 marzo dalla società di consulenza Adan in collaborazione con la Kpmg e la Ipsos, 6,5 milioni di francesi di età compresa tra i 19 e i 75 anni possiedono delle criptovalute o altri strumenti finanziari cripto, cioè il 12 per cento della popolazione rispetto al 9,6 per cento nel 2023. Quest’espansione è stata accompagnata da uno sforzo normativo che culminerà a dicembre con l’entrata in vigore del regolamento europeo sui mercati delle criptovalute, con cui sarà definito l’inquadramento di aziende come le piattaforme per lo scambio della valute digitali. ◆ gim

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati