Chintya, voi che vivevate da lungo tempo
trattenendo il fiato in una stanza
dell’edificio in cui vi eravate radunati.
Avevate imparato a eseguire ogni movimento
affinché dall’esterno nessuno potesse scorgervi.
Poi, un martedì, vi hanno sparato alla schiena.
In alto, in basso, nella calda fanghiglia,
al di qua di un muro silenzioso,
a poco a poco avete tutti cominciato
a non muovervi più.
Scarpe abbandonate. Logore vesti senza colori.
Le cuciture che vi turbavano.
Sulle dita, sul ventre, alla radice della gola,
prima che dilagasse la malinconia,
si assiepavano tutte le cose
che avevate perduto.
Avete pianto, sotto perenne minaccia.
Di notte imperversava la paura.
Pur quando nel cielo dominava l’azzurro,
si continuava a udire qualcosa,
e voi attendevate che quel rumore
di passi si allontanasse, contando
nella mente un numero dopo l’altro.
Osservando gli uccelli che scivolavano
liberi nel cielo dimentichi di avere
un corpo, pensavate con rimpianto
di non essere uccelli.
Chintya, voi avete pianto, e provato dolore.
Eppure, Chintya, voi non siete mai morti.

Mieko Kawakami è una scittrice e poeta giapponese nata nel 1976. Per la sua opera, tradotta in oltre venti lingue, ha ottenuto molti premi letterari. In Italia sono usciti, tutti per Edizioni e/o, i suoi romanzi Seni e uova, Heaven e Gli amanti della notte, tradotti da Gianluca Coci. Questo testo è tratto da un numero speciale della rivista Bungei dedicato all’autrice nel novembre 2019. Traduzione dal giapponese di Gianluca Coci.

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Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati