Mohamed Mbougar Sarr è un brillante osservatore dell’umanità e in Puri uomini riesce, attraverso il suo viaggio personale e un confronto con i suoi pregiudizi, a trascendere culture e confini e a sondare l’animo umano nelle sue molteplici contraddizioni. I “puri uomini” sono “gli unici in Senegal a cui si nega la sepoltura. Gli unici a cui sono negate sia la morte che la vita”; i góor-jigéen, gli uomini-donne, gli omosessuali. Un argomento tabù nella società senegalese che l’autore tratta con sensibilità, senza voglia di scioccare, ma piuttosto di abbassare le difese. Ndéné Gueye, un giovane professore di lettere deluso dall’insegnamento, guarda un video virale in cui il cadavere di un omosessuale viene dissotterrato e trascinato da un’orda inferocita. Inizialmente indifferente, il giovane si ritrova presto al centro di un dibattito, perché il rettore della sua università vuole vietare l’insegnamento di alcuni autori, tra cui Verlaine, noti per le loro relazioni bisessuali. Attraverso gli incontri con diversi personaggi – la sua amante Rama, bisessuale e libera; suo padre, l’imam per il quale i precetti religiosi sono sacri; Samba Awa, travestito protagonista del folklore locale – troverà il coraggio delle sue convinzioni e l’audacia di essere se stesso. Anche se il romanzo si concentra sui difetti della società senegalese, i suoi argomenti risuonano più che mai in un’epoca in cui le conquiste dell’uguaglianza si stanno indebolendo. Un’opera magnifica e toccante.

Anne-Frédérique Hébert-Dolbec, Le Devoir

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Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati