“Spero che ascolterai la mia musica e ti sentirai come se fossimo stati lì insieme”, dichiara Howie Lee, musicista e producer che vive Pechino, per presentare il suo nuovo album, At the Drolma Wesel-Ling monastery. Per “lì” intende proprio il monastero buddista nel nordest del Tibet dove il musicista ha passato due settimane a registrare. Le sue parole non significano “chiudi gli occhi e lasciati trasportare in Tibet”, ma che la sua musica è in grado di trasportare letteralmente gli ascoltatori in quel luogo. Secondo il buddismo vajrayāna tibetano, infatti, i confini tra il sé e l’altro sono illusori; la mente non è separata dal mondo esterno. “Per un buddista, le idee danno forma alla realtà”, spiega il musicista. Lee è uno dei più grandi nomi della scena elettronica cinese e ha fondato Do Hits, una discoteca diventata in seguito un’etichetta discografica. I suoi brani sono stati spesso ispirati dalla storia cinese. Birdy island del 2021, per esempio, era ambientato in un futuro distopico dopo il collasso della società capitalistica. Nel monastero di Drolma vivono circa trecento monache e cento monaci. Una religiosa ha costruito uno studio di registrazione per esercitarsi con il canto. Per questo il musicista aveva accesso a un’ampia libreria di campioni, ma trascorreva anche del tempo improvvisando. “Ero con i monaci e le monache durante le lezioni di canto di gruppo e ho suonato i miei brani con loro”, racconta Lee.
Megan Iacobini de Fazio, Bandcamp Daily

Howie Lee (dr)

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Questo articolo è uscito sul numero 1562 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati