Cultura Suoni
And then life was beautiful
Nao (Lillie Eiger)

L’ultimo disco di Nao, Saturn, aveva atmosfere cosmiche. Nel nuovo lavoro invece la cantante britannica ha trovato l’oro sulla Terra. Ispirato ai suoni organici di A seat at the table di Solange Knowles, questo disco, pieno di increspature di pianoforte e assoli di chitarra, è più intimo che mai. Dal punto di vista dei testi, l’album vibra di gioia. Si parla di come uscire da una relazione soddisfacente ma alla fine dolorosa (Messy love) e si celebra l’uscita dalle sabbie mobili psicologiche (Burn out). Nao cura ogni elemento con precisione. I collaboratori non fanno eccezione: il duetto influenzato dal gospel con il musicista statunitense Serpentwithfeet sulla canzone Postcards è uno dei vertici del disco. Attraverso i 13 brani di And then life was beautiful Nao scivola tra rnb, soul, gospel, funk, afrobeat e riscopre le sue radici jazz. Eppure ancora una volta è il suo modo di cantare a essere il centro di tutto. Nao possiede una delle voci più identificabili dell’rnb britannico: in parte svolazzo, in parte falsetto. La sua voce, così come l’album, alterna note alte e note basse nei momenti più inaspettati.

Kitty Empire,The Observer

A beginner’s mind

La prima collaborazione tra Sufjan Stevens e Angelo De Augustine è nata durante un mese trascorso insieme in una casa nello stato di New York, guardando vecchi film come Il mago di Oz o Lola darling. Tuttavia i fan di anime così sensibili resteranno meravigliati nel sapere quanti film horror hanno scelto. In fondo cosa c’è di meglio di La cosa, Il silenzio degli innocenti o Hellraiser III per interrogare i fantasmi di paure dimenticate? Prendiamo la colonna sonora di quest’ultimo titolo, puro heavy metal, ma che nella loro visione si traduce in una tranquilla armonia acustica, come se fossero dei moderni Simon & Garfunkel specializzati in psicoterapia. Stevens e De Augustine sembrano sussurrare nello stesso microfono, spesso in falsetto. Li immagini come dei ragazzi assonnati che tengono accese le torce sotto le coperte per allontanare i mostri che hanno appena visto alla tv. Questa infantile innocenza va in pezzi quando i coretti si fanno scuri e usano parole come autogynephilia nel brano Cimmerian shade. Il trauma passa dal personale al nazionale con A beginner’s mind, in cui un piano segue gli autori mentre raccontano di Columbine, ex presidenti e Point break. Alla fine la cosa riuscita dell’album è che puoi scegliere se cascare dritto nella tana del coniglio con loro e analizzare tutti questi film o semplicemente godertelo cogliendo qua e là qualche citazione. Anche se manca il pugno nello stomaco tipico dei dischi migliori di Stevens, è arricchito dal calore della vera amicizia.
Helen Brown,The Independent

Flux
Poppy (Sumerian Records)

Fin dall’inizio della sua carriera è stato impossibile capire chi si nascondeva dietro al personaggio Poppy. Questo camaleonte musicale, nata come youtuber, ha fatto uscire il suo quarto album, nel quale rischia sempre di più. Un salto ambizioso in un nuovo genere che la vede mettere ulteriormente a fuoco la sua abilità cantautoriale e la sua capacità di far risaltare le ottime melodie sullo sfondo di un caleidoscopico mosaico di chitarre impazzite. In Flux Poppy conferma il suo amore per il punk, il rock e l’heavy metal, ma continua a mantenere quell’elemento sognante di pop così tipico dei suoi primi lavori. Flux è un album solido, un mix scintillante di rock alternativo anni novanta e di elementi contemporanei, con un tono giocoso che a volte viene interrotto dal fragore delle chitarre distorte. Poppy è pronta a lasciare di nuovo il suo segno sul mondo.

Shannon Garner, Clash

The visionaries of piano music. Musiche di William Byrd e John Bull

Ormai non sono pochi i pianisti che suonano i pezzi dei virginalisti elisabettiani, come William Byrd e John Bull, su un pianoforte a coda moderno. Pochi però riescono a interiorizzare questa musica come il giovane Kit Armstrong, che ne dà ampia prova in questo recital. In contrasto con la chiarezza ai raggi X che Glenn Gould portò a questo repertorio nel suo classico disco del 1971, Armstrong fa un uso accorto e molto ricco delle risorse timbriche e dinamiche del suo strumento. Un esempio è nel Sellinger’s round di Byrd, che viene preso a un tempo vivacissimo, e diventa molto più ricco di dinamismo e tensione rispetto all’uniforme Gould. Ma ogni pezzo di questo album è una vera rivelazione.

Jed Distler, ClassicsToday

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1429 - 1 ottobre 2021

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