I furgoni per le consegne a Pittsburgh, gli autobus a Milwaukee, le gru che caricano container nel porto di Los Angeles e gli edifici municipali di Houston hanno una cosa in comune: sono tutti alimentati dall’elettricità prodotta dal sole, dal vento e da altre fonti di energia rinnovabile. Negli Stati Uniti è in atto un cambiamento profondo, anche se poco visibile per la popolazione. Il paese che per più di un secolo ha bruciato carbone, petrolio e gas fino a diventare l’economia più ricca (e più inquinante) del mondo si sta rapidamente allontanando dai combustibili fossili. Un processo simile è cominciato in Europa e in altre aree del mondo, e a livello globale il cambiamento avviene a un ritmo che sorprende gli esperti.

Di recente l’energia solare e quella eolica hanno battuto tutti i record. Secondo le previsioni, nel 2025 le rinnovabili dovrebbero superare il carbone diventando la prima fonte di elettricità al mondo. I produttori di auto puntano senza esitazioni sui veicoli elettrici. L’elettricità si usa sempre più per riscaldare e raffreddare gli ambienti, per cucinare e per produrre beni di consumo.

Il Postal service investirà dieci miliardi per comprare 66mila furgoni elettrici

Il costo per generarla dal sole e dal vento sta diminuendo rapidamente, e in diversi contesti oggi è minore rispetto a quello del gas, del petrolio e del carbone. Gli investimenti privati si indirizzano verso aziende che fanno a gara per affermarsi nel settore delle rinnovabili. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, nel 2023 gli impianti per la produzione di energia solare ed eolica, batterie e veicoli elettrici dovrebbero ricevere più di 1.700 miliardi di dollari di finanziamenti, contro i mille miliardi per i combustibili fossili. È la cifra più alta mai spesa in un anno per l’energia pulita. Negli Stati Uniti nel 2023 il 23 per cento dell’elettricità dovrebbe essere prodotto da fonti rinnovabili, con un aumento del 10 per cento rispetto a dieci anni fa.

Nonostante questo, i combustibili fossili continuano a dominare la produzione di energia negli Stati Uniti e nel mondo. Ci sono aziende che aprono nuove miniere di carbone, pozzi petroliferi e gasdotti, mentre il governo statunitense continua a finanziare le industrie del settore e a dare concessioni per i progetti di estrazione del petrolio su terreni pubblici e nelle acque federali. Dopo aver registrato profitti da record nel 2022, le compagnie petrolifere si stanno rimangiando la promessa di investire di più nelle rinnovabili.

La portata del cambiamento necessario per ristrutturare il sistema energetico degli Stati Uniti è colossale. Moltissime infrastrutture dovranno essere riprogettate e sostituite. Inoltre, l’aggiunta di grandi quantità di energia rinnovabile in reti elettriche vecchie presenta difficoltà enormi, come l’estrazione di minerali sufficienti per sfruttare al massimo le tecnologie pulite. Alcuni politici, tra cui la maggior parte dei repubblicani, vorrebbero che il paese continuasse a bruciare combustibili fossili.

I sistemi energetici stanno cambiando rapidamente, ma lo stesso vale per il clima. Non è per niente scontato che gli Stati Uniti e gli altri paesi azzereranno le emissioni entro il 2050, come chiedono gli scienziati. Anche se gli investimenti hanno rallentato il ritmo delle emissioni in tutto il mondo, la quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera è ai massimi storici.

Nonostante tutto questo, è innegabile che la transizione energetica proceda veloce. Il cambiamento è evidente, perfino in aree degli Stati Uniti storicamente legate alla produzione di petrolio e gas.

Rivoluzione in Texas

A Tulsa, in Oklahoma, l’attivazione della catena di montaggio in una fabbrica di bus scolastici segna l’inizio della giornata lavorativa. Nello stesso momento in tutta la città squadre di operai installano pannelli fotovoltaici sugli edifici storici in stile Tudor. Le auto elettriche Tesla e Ford sono parcheggiate davanti alle postazioni di ricarica, alimentate in parte dalla seconda centrale eolica del paese. Al corso di ingegneria petrolifera dell’università di Tulsa, intanto, si cerca un modo per usare l’idrogeno come fonte di energia pulita.

Tulsa, conosciuta in passato come “capitale petrolifera del mondo”, è in piena rivoluzione energetica. Vicino al porto l’azienda italiana Enel sta costruendo una fabbrica di pannelli solari da un miliardo di dollari, mentre la fabbrica di bus elettrici è gestita dalla Navistar, una delle principali produttrici di veicoli commerciali del mondo. La prima azienda elettrica della città, la Public Service Company of Oklahoma, usa l’eolico per il 28 per cento della produzione. Gli imprenditori del settore delle energie pulite stanno correndo in Oklahoma. Per esempio Canoo, una start-up che produce veicoli elettrici, sta costruendo una fabbrica di batterie su un’area di novemila metri quadrati in una zona industriale alla periferia di Tulsa e un impianto per la produzione di camion a Oklahoma City. La città è entusiasta del suo cambio di identità. “Siamo orgogliosi della nostra storia”, spiega Dewey F. Bartlett Jr., ex sindaco repubblicano che in passato ha lavorato come dirigente nell’industria petrolifera e oggi recluta aziende specializzate nelle rinnovabili. “Ma ci rendiamo conto che l’energia è sempre energia, non importa se viene dal vento, dal vapore o da altro”.

Questa tendenza sta prendendo piede in posti insospettabili. Due terzi dei nuovi investimenti nelle rinnovabili riguardano stati controllati dai repubblicani, che in passato si sono opposti alle fonti alternative. Houston, la città texana in cui hanno sede cinquecento aziende petrolifere, ne ospita anche 130 che si occupano di eolico. Alcuni dei maggiori parchi eolici e fotovoltaici degli Stati Uniti si trovano nelle pianure texane, poco lontano da Houston. In Arkansas un parco fotovoltaico in fase di progettazione dovrebbe contribuire al funzionamento di una vicina acciaieria, per cui è stato predisposto un piano di rinnovamento da tre miliardi di dollari. Quando i lavori saranno ultimati, l’acciaieria userà fornaci elettriche per riciclare gli scarti ferrosi in nuovi prodotti. Secondo i vertici dell’azienda, il processo permetterà una riduzione dell’80 per cento delle emissioni di gas serra e indicherà la via da percorrere a un intero settore, storicamente molto inquinante.

Quindici anni fa i pannelli solari, le turbine eoliche e i veicoli alimentati dalle batterie erano tecnologie di nicchia, troppo costose e inaffidabili per l’uso comune. Ma da allora i costi delle rinnovabili sono calati molto più rapidamente di quanto si prevedesse. Dal 2009 il prezzo dell’energia solare si è ridotto dell’83 per cento, mentre quello dell’energia eolica si è più che dimezzato. Negli ultimi trent’anni il prezzo degli accumulatori agli ioni di litio è sceso del 97 per cento. Quest’anno, per la prima volta, gli investitori di tutto il mondo spenderanno più denaro per l’energia solare (380 miliardi) che per le trivellazioni petrolifere.

Queste dinamiche sono il frutto degli sviluppi tecnologici resi possibili dal lavoro di centinaia di ricercatori, ingegneri e imprenditori di tutto il mondo, ma anche dal forte aumento dei finanziamenti governativi a partire dal 2020.

Durante i primi due anni del suo mandato, il presidente Joe Biden ha firmato tre leggi per destinare fondi senza precedenti all’energia pulita. Un provvedimento da mille miliardi di dollari per adeguare le infrastrutture ha permesso di rinnovare la rete elettrica, comprare scuolabus elettrici e montare postazioni di ricarica per veicoli di questo tipo in tutto il paese. Il Chips and science act, invece, ha stanziato miliardi di dollari per l’acquisto di semiconduttori, componenti cruciali per la produzione di auto. L’Inflation reduction act, infine, rappresenta il più ambizioso tentativo di combattere il cambiamento climatico nella storia degli Stati Uniti. La legge offre sgravi fiscali per chi usa veicoli elettrici e pompe di calore, per migliorare l’efficienza energetica e per produrre pannelli solari, turbine eoliche e idrogeno pulito.

Inizialmente il costo dei progetti su clima ed energia era stimato in 391 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2031, ma gli sgravi fiscali hanno avuto un successo clamoroso tra i consumatori e i produttori, tanto che le ultime stime parlano di 1.200 miliardi di spesa nei prossimi decenni.

L’effetto combinato delle tre leggi ha spinto le aziende private ad annunciare investimenti complessivi di 230 miliardi di dollari. In Georgia un produttore coreano di pannelli solari, la Qcells, sta costruendo una fabbrica da 2,5 miliardi. In Nevada, la Tesla sta costruendo un impianto per la fabbricazione di camion elettrici da 3,6 miliardi.

Anche i cambiamenti normativi stanno favorendo la transizione energetica. Biden ha proposto limiti federali ambiziosi sull’inquinamento dovuto agli scarichi e alle ciminiere, ma diversi stati stanno agendo di propria iniziativa. La California, il cui mercato influenza l’intera industria automobilistica, vorrebbe vietare la vendita di nuove auto alimentate a benzina entro il 2035 e a diesel entro il 2036. Altri stati stanno seguendo l’esempio. A maggio New York è diventato il primo stato a vietare l’allacciamento alla rete del gas per la maggior parte degli edifici di nuova costruzione, imponendo il riscaldamento e cucine elettrici dal 2026.

I governi che inizialmente avevano accusato Washington di sostenere in modo scorretto le aziende statunitensi, hanno cambiato orientamento, dando vita a una corsa ai finanziamenti. Il Canada, la Corea del Sud e altri paesi cercano di garantire alle loro aziende di accedere agli incentivi del governo statunitense, mentre introducono sussidi simili nei loro mercati. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’Unione europea ha cercato di ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas russi. A maggio per la prima volta l’energia solare e quella eolica hanno generato più elettricità rispetto ai combustibili fossili nei paesi dell’Unione. In Cina, il paese più inquinante del mondo ma anche il primo produttore di energia rinnovabile, il governo continua a investire sulla produzione di energia pulita, dai pannelli solari alle batterie e alle turbine eoliche.

Nell’industria automobilistica il settore dei veicoli elettrici è nettamente quello che fa registrare la crescita più rapida. Nel secondo trimestre del 2023 negli Stati Uniti sono stati venduti trecentomila di questi veicoli, il 48 per cento in più rispetto all’anno precedente. E l’intervento del governo sta facilitando il passaggio all’alimentazione elettrica anche per i mezzi pesanti. Le vendite di bus scolastici elettrici stanno aumentando vertiginosamente, soprattutto grazie ai finanziamenti da cinque miliardi del governo federale. Nei prossimi cinque anni il Postal service investirà dieci miliardi per comprare 66mila furgoni elettrici per le consegne, il 30 per cento della flotta.

Il cambiamento è talmente rapido che alcune delle case automobilistiche più iconiche degli Stati Uniti si stanno preparando a un mondo senza auto e a mezzi pesanti alimentati a benzina. La General Motors si è impegnata a vendere solo veicoli a emissioni zero entro il 2035. “È una svolta radicale”, dice Mary Barra, amministratrice delegata dell’azienda che produce auto da 114 anni. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati