Un fumetto di poesia da Taiwan, per giunta ben riuscito, non è cosa di tutti i giorni. Come nel caso di questo esordio che si misura con il miglior fumetto sperimentale occidentale, spesso dal taglio pittorico proprio come queste elegie. Al plurale perché si tratta di tre racconti dal poco testo e dall’impronta visiva molto lirica sul tempo che passa. Il filtro è la memoria, fissata da piccoli dettagli, dettagli che placano l’animo, facendo rifiorire la gioia. La natura – i fiori, il fogliame di un albero e non solo i paesaggi – gioca infatti un ruolo centrale in questo avvicendarsi inatteso di piccoli fatti del quotidiano, dove i lutti, già consumati o del tutto inattesi, si susseguono fino alla narrazione di una perdita amorosa, di una giovane donna all’inseguimento del suo amato in una città straniera. Le metafore visive, delle perdite e dell’inseguimento, in altre parole del perdersi, ritrovarsi e riperdersi, sono lo strumento di una narrazione fatta d’immagini che dilatando lo spazio dilatano il tempo, e di una poesia dove la malinconia e la felicità sembrano inscindibili l’una dall’altra. Questo è forse l’insegnamento più importante espresso da una filosofia animista che pervade la narrazione, ma evitando di essere troppo esplicita. Lasciando una certa segretezza, o mistero, nelle cose. Anche quando questi dettagli prendono il volo o si sciolgono (una sciarpa rossa, un fiocco rosso tra i capelli) nel nulla. Ma che pare il tutto. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati