È una forma intensa di poesia dietro alle apparenze grezze, a volte anche gioiosamente grette, quella che (ri)crea Paolo Bacilieri nei suoi ultimi romanzi a fumetti, surreali e concreti insieme, incentrati su Milano, città d’adozione e prediletta malgrado l’autore sia veronese. Crogiolo di contraddizioni e soprattutto di opposizioni, la Milano del dopoguerra è ricostruita, quasi rivissuta da Bacilieri, mediante il prisma di Piero Manzoni, meteora rivoluzionaria dell’arte contemporanea che morì a 29 anni, del suo girare continuo per l’Europa e per la città di notte a far festa. Bacilieri ne ripercorre l’itinerario che, prefigurando l’arte povera e il concettuale, va oltre la celebre merda d’artista. Nella lunghissima sequenza d’apertura, grazie a un bianco e nero unico perché pieno dei grigi del retino, si susseguono immagini malinconiche e insieme documentarie di una Milano povera e ricca. Scopriamo poi che l’inizio è la fine e poi è tutto un flashback. La frenesia della vita è già un ricordo quando Bacilieri ci immerge dentro di essa, gioiosa e festosa all’apparenza, ma che nasconde le grandi fatiche dell’artista che viaggiava tanto e però campava un po’ a stento, giorno per giorno, come espresso ironicamente dal sottotitolo-acronimo, Basta a ciascun giorno la sua pena. Tuttavia il brulicare di dialoghi, suoni, frammenti di lettere e testi critici, inebria e suggella la vicinanza di due amanti dell’arte grezza. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 87. Compra questo numero | Abbonati