La redazione di Internazionale. Roma, 1993. (Dr)

“Quando iniziammo le nostre pubblicazioni, nell’autunno del 1943, ci sembrò che una delle necessità più urgenti, nei riguardi degl’italiani che leggono, fosse di metter loro davanti un saggio, il più variato ed esteso che si poteva, della sostanza intellettuale di cui si cibano normalmente i pubblici delle democrazie. Se questa poi fosse o no più gustosa e più nutriente di quella somministrata loro dal fascismo, toccava agl’italiani giudicare”.

L’editoriale del primo numero di Internazionale cominciava con la citazione di una breve nota del Mese, una rivista che un gruppo di antifascisti italiani pubblicava da Londra durante la seconda guerra mondiale e in cui erano tradotti i migliori articoli dei migliori giornali stranieri.

Quando Internazionale arrivò in edicola era il 6 novembre del 1993, un sabato. In questi trent’anni tante cose sono successe e il mondo è cambiato. Poco alla volta, Internazionale è diventato il punto di riferimento per un gran numero di persone che ogni settimana si ritrovano intorno al giornale, con un senso di appartenenza a una collettività cresciuta nel corso degli anni. Questo, forse, è il risultato più importante e più prezioso raggiunto finora: la condivisione dell’idea che quello che succede nel mondo ci riguarda da vicino, perché i destini di tutti noi sono incrociati e legati.

“Un giornale ha bisogno di vivere e crescere. E per vivere e crescere un giornale ha bisogno di lettrici e lettori esigenti, e pazienti”. L’editoriale del primo numero si concludeva così. Queste lettrici e questi lettori abbiamo avuto la fortuna di incontrarli. Ed è insieme a loro che spegniamo le nostre prime trenta candeline. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1536 di Internazionale, a pagina 9. Compra questo numero | Abbonati