Da trent’anni in Italia si sostiene la tesi secondo cui l’antifascismo è superato, troppo divisivo per costituire un principio unificante della nazione. L’arrivo al governo di forze di estrema destra segna un importante punto d’arrivo in questo lungo dibattito che diventa ormai possibile ricostruire storicamente. Qui prova a farlo uno storico del diritto romano che in questo caso, tuttavia, non firma un saggio accademico, ma un testo militante. Il punto di partenza è identificato in un libro di Ernesto Galli della Loggia pubblicato nel 1996 (La morte della patria, Laterza), sottoposto a un’analisi approfondita, volta a smontarne gli argomenti e a rilevarne le categorie interpretative, destinate a fare scuola nei decenni successivi. Il testo prosegue analizzando una presa di posizione più recente e moderata, quella di Claudio Giunta (Ma se io volessi diventare una fascista intelligente?, Rizzoli) criticato perché qualifica come paternalistica la difesa dell’antifascismo e, più in generale, per il fastidio nei confronti dell’impegno politico. Giunge così a confrontarsi con Walter Siti e il suo volume Contro l’impegno (Rizzoli), per concludere con una serie di argomenti in sostegno dell’attualità dell’antifascismo. Oltre al merito è da segnalare il metodo trasparente che permette al lettore di analizzare gli argomenti descritti e trarre le proprie conclusioni. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1549 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati