Il tentativo di Donald Trump di tornare alla Casa Bianca sta costringendo molti giudici statunitensi, compresi quelli della corte suprema, ad affrontare questioni giuridiche e costituzionali che per decenni hanno interessato solo i circoli accademici, e che invece potrebbero avere conseguenze enormi in questa fase storica.

Un primo esempio: quando si può parlare di insurrezione contro gli Stati Uniti? Tutto ruota intorno alla terza sezione del 14° emendamento della costituzione, ratificata poco dopo la guerra civile, combattuta dal 1861 al 1865 tra il sud schiavista e il nord antischiavista. La sezione stabilisce che non può ricoprire incarichi pubblici chi è stato coinvolto in insurrezioni o rivolte contro lo stato dopo aver giurato sulla costituzione. Fu introdotta per impedire ai funzionari della confederazione sudista di tornare al potere. L’ultima volta che il congresso la usò fu nel 1919, per impedire l’insediamento di Victor Berger, un socialista accusato di aver aiutato la Germania durante la prima guerra mondiale.

Se ne è ricominciato a parlare nel 2022, dopo che un tribunale statale del New Mexico l’ha invocata per rimuovere dall’incarico un commissario di contea che aveva partecipato all’assalto al congresso del 6 gennaio 2021. Da allora molti gruppi di sinistra, sostenuti dai conservatori moderati, hanno presentato una serie di esposti nei tribunali di tutto il paese sostenendo che l’ex presidente non può candidarsi alle elezioni, visto che il 6 gennaio del 2021 ha incoraggiato i suoi sostenitori alla rivolta.

Dopo una serie di sconfitte, i querelanti hanno ottenuto una vittoria sorprendente il 19 dicembre 2023, quando la corte suprema del Colorado ha stabilito che Trump non può partecipare alle primarie del Partito repubblicano nello stato a causa dei suoi sforzi per ribaltare il risultato delle elezioni del 2020. Pochi giorni dopo la segretaria di stato del Maine, la massima autorità elettorale in quello stato, ha deciso che Trump non può candidarsi alle primarie, mentre la corte suprema del Michigan ha stabilito il contrario. La questione dovrà quindi essere risolta dalla corte suprema federale.

Trump sosterrà che la terza sezione del 14° emendamento si riferisce esplicitamente ai parlamentari, ai grandi elettori (i delegati statali che sono scelti dai votanti e poi nominano il presidente) e in generale ai “funzionari degli Stati Uniti”, e non si applica invece ai presidenti. I giudici del principale organo della giustizia statunitense probabilmente si faranno anche un’altra domanda prima di raggiungere un verdetto: il fatto che sia un tribunale a stabilire chi può essere eletto presidente costituisce un sovvertimento della democrazia? Questa tesi è appoggiata dagli altri candidati alle primarie del Partito repubblicano.

Prigione o Casa Bianca

Un’altra questione che finirà sotto l’esame dei giudici della corte suprema riguarda l’immunità presidenziale. Gli avvocati di Trump dicono che un politico non può essere processato per presunti reati commessi mentre era presidente. Trump è imputato in due processi – uno in un tribunale federale a Washington, l’altro in una corte statale della Georgia – per i suoi tentativi di restare al potere e sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali.

Nel 1982, nel caso Nixon contro Fitzgerald, la corte suprema stabilì che gli ex presidenti non possono essere processati per azioni compiute durante il mandato, purché queste azioni rientrino nel “perimetro allargato” dei loro compiti ufficiali. Nel processo a Washington gli avvocati di Trump hanno citato il precedente di Nixon per sostenere che il loro cliente non può essere perseguito penalmente. Sostengono che Trump si fosse limitato a chiedere che il processo elettorale fosse trasparente e che si stesse semplicemente esprimendo su questioni di pubblico interesse, una condotta che l’accusa starebbe manipolando per farla sembrare un comportamento criminale.

Il 1 dicembre la giudice distrettuale Tanya Chutkan ha respinto le tesi degli avvocati di Trump, affermando che il precedente di Nixon non garantisce agli ex presidenti l’immunità penale. “Gli Stati Uniti hanno solo un presidente per volta e questo ruolo non conferisce un salvacondotto per evitare la prigione in eterno”, ha scritto Chutkan.

La giudice ha fissato l’inizio del processo per il 4 marzo 2024.

C’è infine un’ultima questione sollevata dalle quattro incriminazioni contro l’ex presidente (Trump andrà a processo anche per i pagamenti all’attrice porno Stormy Daniels e per aver portato documenti riservati nella sua tenuta privata): cosa succede se una persona viene eletta presidente mentre è imputata in un processo penale?

Durante un’udienza recente, Steve Sadow, primo avvocato di Trump nel processo in Georgia, ha detto che in un caso simile il procedimento dovrebbe essere sospeso fino al termine del mandato. Questa opinione sembra essere condivisa dalla maggior parte dei costituzionalisti. Ma non significa che la discussione non arriverà alla corte suprema e che non ci potranno essere sviluppi imprevedibili in un momento in cui i processi e la campagna elettorale di Trump procedono in parallelo. ◆ as

Da sapere
Cominciano le primarie

◆ Il 15 gennaio 2024 cominceranno in Iowa le primarie del Partito repubblicano per scegliere il candidato alle elezioni presidenziali del 5 novembre. Si concluderanno il 4 giugno con i voti di Montana, New Jersey, New Mexico e South Dakota. Ogni stato assegna un certo numero di delegati alla convention nazionale, che si terrà a luglio a Milwaukee, in Wisconsin. Ottiene la nomina il candidato che raccoglie almeno 1.234 delegati. L’ex presidente Donald Trump è nettamente favorito. I sondaggi lo danno in vantaggio in tutti gli stati su Nikk i Haley, ex governatrice della South Carolina ed ex rappresentante degli Stati Uniti all’Onu, e su Ron DeSantis, attuale governatore della Florida. Secondo la maggior parte dei commentatori, i processi contro Trump – in particolare quello che dovrebbe cominciare a Washington il 4 marzo, in cui l’ex presidente è accusato di aver incoraggiato l’assalto al congresso il 6 gennaio 2021 – non dovrebbero avere un impatto sul voto. Buona parte dell’elettorato repubblicano crede infatti che i processi abbiano motivazioni politiche e che Joe Biden sia un presidente illegittimo. Reuters


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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati