Un giorno, verso la fine di questo secolo, qualcuno spingerà un bottone liberando nel cosmo una forza vitale. Nel giro di mille anni, ognuna delle stelle che vedete di notte ospiterà nella sua orbita vita intelligente. Tra meno di un milione di anni, quella vita riempirà l’intera Via Lattea, e tra venti milioni di anni il cosiddetto Gruppo locale di galassie. Nel tempo cosmico saranno raggiunte migliaia di superammassi di galassie, in una sfera d’influenza in eterna espansione con al centro la Terra.

Non ci sarà bisogno di una rivoluzione della fisica. Gli ingredienti di base li conosciamo fin dagli anni sessanta. Quello che serve è una navicella spaziale automatizzata capace di individuare mondi su cui atterrare, costruire infrastrutture e infine produrre copie di se stessa. Le copie sarebbero poi mandate a fare la stessa cosa. Sono le cosiddette sonde di von Neumann. Ipotizziamo che siano velocissime, capaci di viaggiare a una frazione rispettabile della velocità della luce, con un raggio estremamente ampio (da una galassia all’altra), e in grado di trasportare un’enorme quantità di informazioni. Un piano ambizioso, ma non irrealizzabile.

Certo, sto ignorando grandi ostacoli e do per scontate innovazioni rivoluzionarie che devono ancora arrivare. Ma i problemi ingegneristici dovrebbero essere superabili. Nel frattempo, la tecnologia per spingere minuscole navicelle spaziali a una percentuale significativa della velocità della luce è già in corso di sviluppo, grazie a progetti come Breakthrough starshot e il programma Starlight della Nasa.

I rischi dei viaggi intergalattici ad alta velocità (gas, polvere e raggi cosmici) sono molto meno gravi di quelli dei viaggi interstellari, ma una navicella intergalattica è esposta a questi rischi molto più a lungo: per milioni di anni nelle fasi di volo inerziale. Forse sarà necessaria una maggiore schermatura e una riduzione periodica del carico di informazioni. Ma niente di troppo avveniristico.

La vera svolta arriverà con lo sviluppo di macchine autoreplicanti e della vita artificiale. Ma neanche queste sono idee del tutto nuove, e abbiamo una serie infinita di prove della loro realizzabilità. Le sonde non devono necessariamente essere grandi e costose, e nemmeno totalmente affidabili. Se anche solo una piccola percentuale di queste macchine riuscirà a sopravvivere a un viaggio intergalattico e a trovare il mondo giusto su cui atterrare, sarà abbastanza per dare il via a una riproduzione esponenziale, che con il tempo prenderà il controllo di innumerevoli mondi. Una volta che il processo si mette in moto, la geometria diventa semplice: il risultato è una sfera in espansione che raggiunge e riempie milioni di galassie nel corso del tempo cosmico.

I “pilastri della creazione”, nella nebulosa Aquila, fotografati dal telescopio spaziale James Webb (Nasa/Esa/Csa/Stscl)

Dal momento che la geometria diventa più semplice man mano che la scala diventa più grande (grazie a un universo che è sostanzialmente lo stesso in ogni direzione), la parte più facile dell’impresa è il suo andamento a lunghissimo termine. Se cominciamo oggi, il ritmo con cui le galassie saranno raggiunte dalla vita aumenterà costantemente (perché la sfera d’influenza continua a crescere) fino a circa 19 miliardi di anni da ora, quando l’universo avrà poco più del doppio della sua età attuale. Dopo di che le galassie saranno raggiunte sempre più lentamente. E a un certo punto, in un futuro molto lontano, il processo si fermerà.

A prescindere da quanto velocemente o quanto a lungo possa continuare a espandersi, la nostra sfera non raggiungerà mai più un’altra galassia. Se le sonde possono viaggiare davvero rapidamente – vicino alla velocità della luce – quell’ultima galassia oggi è distante circa 16 miliardi di anni luce (sarà molto più lontana quando la raggiungeremo visto che l’universo è in espansione). I nostri telescopi possono vedere galassie ancora più lontane, ma non sono alla nostra portata. Un “orizzonte causale” segna il limite della nostra ambizione. Alla fine, l’universo stesso allontanerà le galassie più velocemente di quanto possa viaggiare qualunque sonda, e la diffusione della vita si fermerà.

Le comunicazioni diventeranno sempre più difficili. Ipotizzando che inventiate un sistema per inviare e ricevere segnali intergalattici, sarete in grado di comunicare con le galassie vicine praticamente per sempre (anche se con un enorme ritardo). Ma le galassie veramente lontane sono un’altra cosa. Se ipotizziamo sonde veloci, sette galassie su otto che raggiungeremo non potranno mandare un solo messaggio alla Via Lattea. Il tardo universo diventerà sempre più isolato, con comunicazioni solo tra piccoli gruppi di galassie abbastanza vicine da mantenere un legame gravitazionale.

Il nostro progetto potrebbe incontrare anche un altro tipo di ostacolo. Che succederebbe se un’altra civiltà avesse la stessa idea e cominciasse a espandersi da una galassia lontana? Le due sfere entrerebbero in collisione e smetterebbero di espandersi. Non sappiamo se succederà, perché nessuno ha mai rilevato segni di vita intelligente in galassie lontane, ma dovremmo prendere in considerazione questa possibilità. Se possiamo farlo noi, può farlo anche un’altra civiltà, dipende solo da quanto spesso una cosa simile succede nell’universo.

Basterà che sopravvivano anche solo poche macchine autoreplicanti per dare il via a una riproduzione esponenziale

Il regno dei cieli

Malgrado i limiti imposti dalla natura, il lancio di una singola sonda offrirebbe una quantità inimmaginabile di risorse, di cui disporreste a piacimento. Ok, forse non proprio voi, ma chiunque programmi quella sonda. Il che pone una questione piuttosto complicata: esattamente cosa dovrebbero fare? È facile immaginare sonde che saccheggiano le risorse dell’universo senza motivo, ma qual è il vantaggio? Cosa potrebbe spingere qualcuno a fare una cosa simile?

Il potere che si manifesterebbe – tra milioni di anni, naturalmente – è talmente al di là della portata dell’esperienza umana che stiamo appena cominciando a immaginare cosa farne. Neanche la cultura e l’intrattenimento popolare hanno ancora affrontato il tema. Ma immaginate che tra cinquant’anni qualcuno vi proponga di finanziare un progetto di sonde di von Neumann su scala cosmica. Oltre alle istruzioni per “riprodursi ed espandersi”, ciascuna sonda trasporterà una vasta libreria di informazioni e dati genetici per ricostruire corpi e menti umane in ciascun mondo, insieme a una gamma di piante, animali e informazioni culturali. Se siete ancora restii a finanziare il progetto, immaginate che vi offrano un bonus: una copia di voi stessi, ricostruita con i vostri attuali ricordi, installata come dominatrice assoluta di innumerevoli mondi. Dopotutto, sappiamo che la promessa di un eterno regno dei cieli è stata una buona motivazione per gli esseri umani.

Ma per quanto possiate desiderare di essere dio, gli investimenti saranno ripagati altrove nello spazio e nel tempo, e non renderanno nessuno ricco qui e ora, come farebbe invece lo sfruttamento minerario degli asteroidi. Dopo un periodo pari a mille vite umane, l’espansione cosmica sarebbe ancora agli esordi. Per almeno cinque milioni di anni non arriverebbe nemmeno una cartolina dalla più vicina grande galassia. Questo ci riporta alla questione centrale: se ogni beneficio tangibile è rinviato a uno strano tipo di aldilà tecnologico, perché qualcuno dovrebbe investire in un’impresa simile?

Almeno una risposta ha a che fare con una superintelligenza artificiale (ia). Forse non lo faremo noi: forse lo farà una super ia per qualche arcano motivo che non produrrà benefici per miliardi di anni. È una risposta che trovo insoddisfacente. È come dire che gli umani lanceranno le sonde in modo indiretto, perché non riusciranno a porre limiti al comportamento dell’ia. Sì, potrebbe succedere, ma non sembra troppo probabile. Senza dubbio il problema di controllare l’intelligenza artificiale è una grossa sfida. Ma scrivere istruzioni che limitino un’ia a una piccola regione di spazio-tempo non dovrebbe essere il tipo di problema scivoloso in cui è infinitamente facile prendere una cantonata (a differenza delle istruzioni per “rendere tutti felici”). Invocare l’intelligenza artificiale fa poca differenza. “Perché qualcuno dovrebbe farlo?” diventa “Perché qualcuno dovrebbe usare la super ia per farlo?”. La vera risposta va ricercata nelle motivazioni umane del presente, sulla Terra.

Un senso e un fine

Quindi, se non c’è un vantaggio diretto nel presente, che dire dei vantaggi indiretti che invece esistono qui e ora? È lì che va cercata la risposta. I programmi spaziali lo sanno fin dall’Apollo. I primi programmi spaziali produssero alcune ricadute tecnologiche, ma il vero vantaggio era qualcosa di diverso, un nuovo tipo di senso e di fine: fare la storia dei primi passi dell’umanità in un nuovo regno. Nel tipo di progetto che stiamo ipotizzando, il significato dell’umanità sarà inscritto in una storia cosmica che abbraccia miliardi di anni, superammassi di galassie e una narrazione che offre uno status speciale a chi vi partecipa. La storia conterrà anche una dimensione morale, perché servirà un imperativo fortissimo per giustificare l’appropriazione di galassie. Anche se oggi non esiste niente di simile, se ci sarà una domanda spunterà un’offerta per soddisfarla.

Proviamo a confutare questa affermazione. Magari ci sentiamo offesi da tutta questa discussione, e pensiamo che l’umanità non deve depredare il cosmo con le sonde di von Neumann. Inoltre, supponiamo di avere una fiducia assoluta nella nostra capacità di convincere il mondo che la cosa migliore sia una filosofia “contro l’espansione cosmica”. Ma non basta, perché questa filosofia deve anche competere con tutte le opinioni future.

Ipotizziamo che la nostra filosofia “contro l’espansione cosmica” sia dominante per mille anni prima di cadere brevemente in disgrazia, consentendo il lancio di un’unica sonda di von Neumann. Il risultato netto sarà identico a un mondo in cui la nostra filosofia non è mai esistita. Contare sulla persuasione non basta, se siamo veramente votati alla causa. Un modo più pratico e a lungo termine per proteggere l’universo dalla vita sarebbe lanciare un progetto concorrente di espansione cosmica, usando a nostra volta delle sonde di von Neumann. L’unico obiettivo di questo progetto sarebbe diffondersi ovunque e, con un minimo uso di risorse, impedire ad altri di insediarsi nei miliardi di mondi che arriveremmo a occupare. Solo allora potremmo rilassarci.

Il punto è che qualunque filosofia concorrente con un’opinione abbastanza forte deve prevedere una qualche forma di espansione cosmica, anche se si oppone in toto all’idea. Questi sforzi inevitabilmente creeranno una propria storia cosmica con una dimensione morale. Sembra che non ci sia modo di evitarlo, a meno di sterminare l’umanità prima che tutto questo possa succedere.

La fantascienza ad alto budget con cui siamo cresciuti ci ha insegnato a pensare troppo in piccolo al futuro, nello spazio e nel tempo

Cosa sarebbe questa “storia cosmica con una dimensione morale che trasmette un senso e un fine?”. È una definizione che può suonarci familiare, perché è solo un altro modo di chiamare la religione. Potrebbe essere una religione laica, o una che importa credenze spirituali da religioni preesistenti. In un caso o nell’altro, sempre una religione sarà. Potremmo spingerci più in là: sulla base delle esperienze precedenti, probabilmente sarà una setta.

Cerchiamo di argomentare. Se il vostro obiettivo è conquistare l’universo, dovrete essere assolutamente certi della vostra filosofia. Quanto meno, dovrete avvicinarvi alla certezza prima di lanciare le vostre sonde, perché dopo sarà troppo tardi per cambiare idea. Quindi dovrete individuare e reclutare persone disposte a votarsi totalmente alla vostra causa. E dovrete epurare senza pietà i dissidenti che di tanto in tanto appariranno nella vostra organizzazione, minacciando di cambiare l’obiettivo. Avrete anche un forte incentivo a muovervi in segreto per impedire infiltrazioni, spionaggio e sabotaggio da parte di gruppi concorrenti o interferenze del governo. Quindi come definireste una religione chiusa e profondamente dogmatica che impone spietatamente la conformità? Esatto.

La filosofia di base dovrà essere infinitamente sicura di sé per giustificare la sua affermazione sul cosmo, e dovrà evitare ogni intromissione esterna prima del lancio. Questi progetti non cominceranno necessariamente come sette, ma con il passare dei decenni, mano a mano che gli obiettivi diventeranno meno astratti e i traguardi più vicini, avranno forti incentivi a muoversi in quella direzione e pochissimi incentivi a fare marcia indietro.

Incentivi alla violenza

Un’altra osservazione scontata è che le religioni concorrenti tendono a non andare d’accordo. Quando lo fanno, di solito è perché una di esse ha rinunciato a certe ambizioni o ha smesso di prendere troppo sul serio la sua dottrina. Diventano più mansuete mano a mano che si concentrano sulla “fede personale” e sono meno focalizzate sul mondo esterno. Questo non sarà possibile in una corsa al lancio di sonde per conquistare il cosmo. Saranno in gioco i prossimi cento miliardi di anni dell’universo, e dipenderà tutto da avvenimenti che accadono oggi. Il futuro di milioni di galassie. Qualcuno sicuramente sosterrà che un conflitto fisico diretto sulla Terra nel presente è preferibile a un conflitto su scala cosmica nel futuro. In altri termini, prima del lancio ci sarà un incentivo alla violenza.

Non sono il solo a prevedere un conflitto sulla tecnologia del futuro. La fantascienza lo fa continuamente. Altri, come il fisico ed esperto di ia Hugo de Garis, hanno predetto una guerra mondiale per decidere “se l’umanità deve costruire macchine superintelligenti simili a dio”. Ma questo è diverso. Sto parlando di numeri limitati. Un conflitto tra piccoli gruppi segreti di fanatici esperti di tecnologia. Gente che saprebbe dirvi quanto dista la galassia di Andromeda, ma spera che non vogliate saperlo. Mentre il resto dell’umanità si preoccupa di questioni come la sicurezza dell’ia sulla Terra e teme per le conseguenze sul suo stile di vita, queste persone penseranno a qualcosa di completamente diverso, e terranno d’occhio gli altri come loro. Perché la setta che avrà più successo è destinata a ereditare il cosmo.

C’è un aspetto importante a cui abbiamo già accennato. Ogni religione è in competizione con le altre religioni del presente, ma anche con quelle del futuro. Essere i primi a lanciare le sonde non basta a garantire la vittoria sulla concorrenza. La ragione è che un viaggio intergalattico dura milioni di anni. Immaginate di lanciare sonde con una velocità pari al 50 per cento di quella della luce, e che un vostro concorrente ne lanci altre con una velocità dell’1 per cento superiore alla vostra. Il vostro concorrente arriverà alla grande galassia più vicina centomila anni prima di voi. È un vantaggio sufficiente a conquistare tutto, a seconda dello schema di diffusione delle sonde. L’effetto si amplifica con la distanza: presto sareste tagliati fuori da ogni futura espansione, perché all’arrivo le vostre sonde troverebbero ogni galassia già completamente colonizzata dal vostro concorrente. Non conta niente se siete partiti con dieci, cento o mille anni di vantaggio.

Perciò, se il vostro imperativo morale vi ordina di conquistare il cosmo, dovete lanciare ed evitare che qualcun altro lanci in futuro. Questo crea un incentivo davvero perverso. Se volete essere certi che le vostre sonde avranno successo, dovrete agire in modo da scongiurare qualunque competizione futura. È difficile immaginare sistemi “garbati” per farlo. Perfino le strategie politiche più spietate tendono a diventare incerte in meno di un secolo. Un gruppo che lanci per primo si troverebbe in una situazione difficile, e dovrebbe valutare il benessere di un pianeta – la Terra – contro il futuro di milioni di galassie. In uno scenario da incubo, una setta davvero devota alla causa potrebbe diventare il tipo di culto della morte più estremo, deciso a lasciare una pillola di veleno per tutti gli altri pur di assicurarsi il “giusto” esito cosmico. Nessuno sa quanto sia probabile tutto questo, ma non è saggio ignorare gli incentivi solo perché suscitano orrore. La forza dell’incentivo è amplificata dalla scala del futuro. Se il futuro promette di essere abbastanza grande e glorioso, quasi tutto è giustificabile oggi per garantire un esito positivo. Abbiamo visto in azione un simile calcolo morale nei movimenti politici del novecento, e le implicazioni reali di questo tipo di ragionamento futuristico appaiono già oggi, come nel caso dell’imprenditore delle criptovalute Sam Bankman-Fried.

Lo stretto necessario

Cosa succede quando questi incentivi raggiungono la massima forza possibile, con il futuro del cosmo in gioco? Cerchiamo di immaginare un quadro plausibile. Le persone reclutate sarebbero tipi tecnologici e gente con entrature, soldi e altre risorse utili. Dovrebbero approvare o tollerare i comportamenti settari e i requisiti di controllo estremo, ed essere fortemente attratti dalla ricerca di un significato, dalla segretezza e dall’idea di un’identità speciale. Naturalmente sarebbero selezionate anche in base alla provata capacità di tenere la bocca chiusa in ogni situazione.

Un modo più pratico e a lungo termine per proteggere l’universo dagli esseri umani sarebbe lanciare un progetto concorrente di espansione cosmica

L’insieme di tutti questi requisiti restringe il bacino, ma non servono grandi numeri. Solo lo stretto necessario per avere accesso alle tecnologie che servono, e la capacità di indirizzarle nella direzione giusta. Immaginate qualcosa di simile a una rete segreta all’interno di poche potenti aziende, con un leader carismatico e una massa critica di seguaci in posizioni chiave, disposti a fare quasi qualunque cosa pur di promuovere il suo grandioso progetto cosmico.

Mi sembrano più realistici piccoli gruppi segreti che soggetti più grandi come governi o grosse organizzazioni, pubblicamente devoti alla propria visione. Il motivo è che, qualunque imperativo morale possiate proporre, le persone che lo osteggeranno saranno molte più di quelle che lo approveranno, proprio come nessuna setta religiosa coerente domina una maggioranza umana. Le grandi organizzazioni sono anche facili da infiltrare e sabotare. Immaginate un qualunque personaggio politico attuale, anche uno che ritenete particolarmente bravo. Vi sentireste tranquilli a consegnare tutte le risorse cosmiche e i prossimi cento miliardi di anni a un imperativo morale di sua scelta? Potete immaginare che qualcuno sia disposto a prendere misure estreme per impedire che succeda? E cosa pensate che succederebbe se, poniamo, le Nazioni Unite volessero scegliere questo imperativo attraverso il voto?

Sospetto che per ottenere e mantenere abbastanza consenso, segretezza e controllo serva un piccolo gruppo. Piccoli gruppi potrebbero usare le tecnologie di dominio pubblico mano a mano che diventano disponibili. Un’ampia disponibilità implica che altri piccoli gruppi competeranno, quando sarà il momento giusto.

Cosa implica tutto questo rispetto all’imperativo morale? Probabilmente ingloberà versioni estreme di credenze diffuse tra i tecnici dell’epoca (tra due o tre generazioni), con una dimostrata capacità di suscitare forti emozioni e impegno. Succederanno molte cose prima di allora, quindi è difficile ipotizzare quali saranno. Dubito seriamente che sarà un’idea di moda già oggi.

Il vero obiettivo

Dove ci troviamo in questa sequenza temporale? Ai primissimi giorni. I riferimenti al nostro futuro interplanetario si trovano ancora per lo più nella fantascienza; eppure, paradossalmente, la fantascienza ad alto budget con cui siamo cresciuti ci ha insegnato a pensare troppo in piccolo al futuro, nello spazio e nel tempo. Gli autori hanno usato idee fantasiose come viaggi più veloci della luce e “alieni ovunque” in modo che gli eventi potessero svolgersi in un breve arco di tempo e non troppo lontano. Non è mai stato un problema tirare in ballo tecnologie implausibili. La vera storia del cosmo deve essere ancora immaginata.

La parte più lontana e incerta del quadro è l’imperativo morale. Non ne conosco neanche uno che sembri convincente, ma alla fine penso che ce ne saranno molti. Naturalmente, chi ha un piano a lungo termine coerente potrebbe preferire che la situazione attuale, in cui nessuno riesce a immaginare un imperativo morale legato allo spazio interstellare, perduri il più a lungo possibile, semplicemente per avere meno concorrenza.

In conclusione, cosa dire del senso e del fine? Stanno già facendo la loro comparsa. Per quanto si possa criticare la filosofia del lungoterminismo, ha sicuramente scoperto una potente risposta umana che non sparirà. Dai tempi di Copernico, nel cinquecento, l’importanza dell’umanità nell’universo è stata continuamente e implacabilmente sminuita dall’astronomia. Purtroppo, contemporaneamente è stato sminuito anche il significato dell’essere umano. Non sarebbe inebriante, allora, scoprire che in realtà lo scopo di questa impresa di cinque secoli non era affatto dimostrare la nostra irrilevanza? Forse il vero obiettivo era comprendere la scala degli eventi che noi semplici mortali avremmo messo in moto.◆ gc

Jay Olson insegna al dipartimento di fisica dell’università di Boise, negli Stati Uniti.

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Questo articolo è uscito sul numero 1548 di Internazionale, a pagina 58. Compra questo numero | Abbonati