Sembra una regina della finanza che ha deciso di mollare tutto e fare la fioraia, o una dominatrice che ha appeso al chiodo fruste e abiti di pelle per aprire una sala da tè. Alma Pöysti ci accoglie nell’ingresso di un hotel parigino nel nono arrondissement con stivali alti lucidi e una giacca aderente dai motivi variopinti. Le bastano uno sguardo e poche frasi per incutere un misto di calore e severità. Ci tiene a sapere se la mia poltrona è abbastanza comoda, e contemporaneamente chiede al personale dell’albergo di spegnere la musica dagli altoparlanti con un tono che non ammette repliche.

Il suo è un atteggiamento tipicamente finlandese, dice: “Non amiamo i giri di parole”. Pöysti è stata scoperta di recente dal pubblico per il suo ruolo di coprotagonista in Foglie al vento, il film che ha segnato il ritorno di Aki Kaurismäki ed è valso al regista il premio speciale della giuria a Cannes. Un riconoscimento che l’attrice è andata a ritirare di persona, accompagnata dal suo compagno sullo schermo, Jussi Vatanen.

Biondissima, lo sguardo trasparente, ride spesso e sceglie sempre le parole con cura. Parla perfettamente in francese. Alma Pöysti può ricordare un’acrobata, al tempo stesso agile e fragile. Cosa che le ha permesso dopo Foglie al vento di recitare in Amours à la finlandaise di Selma Vilhunen (il titolo internazionale è Four little adults).Nel film di Kaurismäki l’attrice interpretava una cassiera squattrinata che si lanciava in una storia d’amore con un operaio alcolizzato. In quella di Vilhunen è una parlamentare che, dopo aver scoperto l’infedeltà di suo marito, un sacerdote, decide di fare l’esperienza del poliamore. Dietro una locandina che richiama Scene da un matrimonio (“con crisi extraconiugale!”) di Ingmar Bergman, Four little adults nasconde un film dai toni singolari, che affronta l’argomento prendendolo molto sul serio, ma sembra divertirsi a far andare all’aria l’idea tradizionale di famiglia. E il suo umorismo mescola abilmente tenerezza e crudeltà.

Nata nel 1981 in una famiglia immersa nel teatro e nel cinema – i suoi nonni erano attori, il padre regista –, Pöysti è cresciuta a contatto con la recitazione. “Già da giovanissima sognavo di trovare il mio posto. Ma avevo troppo rispetto per questo mestiere. Sapevo che non era una cosa leggera e che richiedeva lavoro e coraggio”.

Dopo gli studi si è presa del tempo per riflettere e nel 2000 ha passato un anno a Parigi da suo nonno, che si era trasferito lì. Ha seguito corsi di lingua e cultura francese all’università della Sorbona e ha lavorato come cameriera. È stato un periodo “intenso”, spiega, durante il quale ha letto 1984 di George Orwell, e ha visto Pink Floyd – The wall di Alan Parker in un piccolo cinema vicino agli Champs-Elysées. “A Parigi ho capito veramente cos’era il razzismo, il privilegio. E anche quanto sarebbe stato semplice comunicare, nonostante le differenze culturali e le barriere linguistiche”.

Fuga dalla celebrità

Di ritorno in Finlandia, nel 2003 si è iscritta al conservatorio, dove si è diplomata nel 2007. Ha cominciato con il teatro e la televisione, per poi arrivare nel 2011 al cinema con un dramma storico sulla guerra civile finlandese. Da allora non ha più smesso di girare film. Ogni anno partecipa a cinque o sei produzioni. “Ho lavorato sodo. Ma il successo non m’interessa. Fuggo dall’esposizione, dalla celebrità”. Quando le parlo della sua nomination ai Golden globe come miglior attrice in un film musicale o commedia per Foglie al vento accanto a Margot Robbie, Emma Stone (che poi ha vinto il premio) e Jennifer Lawrence, sembra quasi imbarazzata.

Su Instagram, dove si è rassegnata ad aprire un account (“è diventato inevitabile per il lavoro”), svela uno dei pochi aspetti della sua vita privata di cui vuole parlare: la sua passione per le api. Cura due arnie su un’isola dell’arcipelago finlandese, al largo di Helsinki. “Durante il lockdown i teatri erano chiusi, non potevo recitare. Allora ho seguito una formazione da apicoltrice. Le api mi appassionano perché le loro azioni hanno delle ripercussioni incredibili sulla nostra vita quotidiana”. Di tutto il resto, non dice nulla. Preferenze politiche, situazione sentimentale: allontana tutto con un grande sorriso, ma con fermezza. Anche se fa parte della minoranza di lingua svedese del paese (5 per cento della popolazione), resta fondamentalmente finlandese, un popolo che meglio di chiunque altro sa fare buon uso del silenzio.

“Il silenzio è un aspetto centrale della nostra cultura. Kaurismäki d’altronde ne fa un uso superbo. Per un finlandese la tortura più grande è dover chiacchierare del più e del meno. È un lascito delle guerre combattute con la Russia. Quando i soldati tornarono non condividevano le loro storie, tenevano tutto per sé. E l’alcol era spesso una scappatoia o un mezzo per compensare”, dice. “Questo ha creato la società attuale nella quale si evita di parlare dei propri problemi. E quando se ne parla, lo si fa bevendo. È una cultura molto virile, ma le cose stanno cambiando. I giovani si comportano in modo opposto: non bevono, e parlano dei loro sentimenti”.

I finlandesi da due anni devono anche convivere con un’atmosfera di oppressione latente. Il paese confina con la Russia per più di 1.300 chilometri. Con i suoi vicini la Finlandia ha una lunga storia di conflitti e di riappacificazione, sconvolta dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. “Dopo le guerre del 1939 e del 1941 ci sono stati grandi sforzi per ristabilire la fiducia tra i due paesi. Oggi è crollato tutto. Dopo la nostra adesione alla Nato ad aprile le tensioni si sono allentate, ma la perdita di fiducia sembra irreversibile”.

Motivo ulteriore per Alma Pöysti, se ce ne fosse bisogno, di dedicarsi completamente al suo mestiere. Dopo il lavoro con Kaurismäki, ha girato un film con un altro grande nome del cinema finlandese, la regista Pirjo Honkasalo. Un film “sulla spiritualità, il perdono e il senso di colpa”, spiega. Colgo l’occasione per chiederle che rapporto ha con la religione: “Nessuno. Ma credo nelle forze invisibili.” È vero che, quando per due volte nomina i suoi nonni, non dice che sono morti ma che “per il momento non ci sono”.

I suoi punti di riferimento? Cita Kati Outinen, attrice feticcio di Kaurismäki, e Judi Dench. Attrici di cui ammira la sincerità, l’integrità. Fa una pausa, poi riprende: “Anche loro sono riuscite a esprimere un mistero. E a custodirlo”. Ora conosciamo un’altra attrice che ha tutte queste doti. E che sa farne buon uso. ◆ fdl

Biografia

1981 Nasce a Helsinki, in Finlandia.
2000 Si trasferisce a Parigi per un anno dal nonno.
2007 Si laurea all’università delle arti di Helsinki, e poi si trasferisce in Svezia per lavorare a teatro.
2011 Recita nel suo primo film: Where once we walked.
2023 Recita in Foglie al vento di Aki Kaurismäki. La sua interpretazione le fa guadagnare una candidatura come miglior attrice ai Golden Globe.


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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 62. Compra questo numero | Abbonati