Guardando la modesta casa di Manisha Kalyan a Muggowal, in un villaggio sperduto dello stato del Punjab, in India, viene da pensare che non dev’essere stato facile per lei diventare una delle migliori calciatrici del paese. Ma Kalyan, che ha vent’anni, è una ragazza tosta. Il 18 agosto è diventata la prima calciatrice indiana a giocare la Champions league femminile, in occasione del primo turno di qualificazione della competizione, scendendo in campo con la sua squadra, l’Apollon Ladies, campione di Cipro.

Il passaggio di Kalyan da adolescente a calciatrice professionista è avvenuto in appena sette anni. “Ero appassionata di atletica e pallacanestro. Dopo gli allenamenti giocavo a calcio insieme ai ragazzi. Un giorno un allenatore mi ha visto giocare e mi ha chiesto se volevo fare la calciatrice. Gli ho detto subito di sì”, racconta Kalyan, di ruolo centrocampista, al telefono da Limassol, a Cipro. Nel novembre 2021 ha segnato un gol per la nazionale indiana contro il Brasile in un torneo a Manaus. Anche se l’India ha perso 6-1, la rete di Kalyan è entrata nei libri di storia.

Kalyan ha debuttato nella nazionale maggiore a 17 anni, nel gennaio 2019, contro Hong Kong. Nelle qualificazioni al campionato femminile under 19 della coppa d’Asia del 2019 ha segnato una tripletta nella vittoria dell’India sul Pakistan per 18-0. Ha anche avuto un ruolo fondamentale nella vittoria contro la Thailandia per 1-0. La federazione calcistica nazionale l’ha nominata giocatrice emergente della stagione 2020-2021. All’inizio di agosto Kalyan è stata nominata calciatrice dell’anno.

Brahmjit Singh, 52 anni, ha notato il talento di Kalyan quando insegnava educazione fisica nel suo villaggio. “Il gioco di gambe di Manisha era incredibile. Ho convinto il preside a incontrare i genitori. Suo padre era felice e mi ha permesso di allenarla”. Il padre, Narinder Pal, è stato astrologo, agente immobiliare e ha venduto cosmetici prima che nel 2012 un incidente lo lasciasse mezzo paralizzato. Il conto dell’ospedale da quasi un un milione di rupie (circa quindicimila euro) l’ha costretto a vendere i suoi terreni. “L’ho lasciata libera di scegliere quello che voleva fare”, dice seduto nel suo salotto, che serve anche da camera da letto. “Quando mi ha detto che voleva giocare a calcio, le ho risposto che nel nostro villaggio non c’erano squadre di calcio femminili. Mi ha detto che avrebbe giocato da sola”.

Il fatto che Kalyan si allenasse insieme ai ragazzi però non andava giù agli abitanti del villaggio. “La gente ha cominciato a fare pettegolezzi e io ho detto: ‘Non c’è niente di cui preoccuparsi’. I ragazzi e le ragazze hanno gli stessi diritti. Manisha ha partecipato a tornei in villaggi lontani con le squadre maschili. Dieci ragazzi e una ragazza”, spiega il padre. Durante un torneo maschile, Kalyan si è legata un asciugamano intorno ai capelli per sembrare un maschio, ma durante la partita le è caduto ed è stata scoperta. “Ma nessuno si è fatto problemi, anzi, mi hanno sommersa di complimenti”, racconta Kalyan.

Lontano da casa

Sua madre, Rajkumari, ricorda Kalyan come una bambina disubbidiente e testarda. “Non le ho mai chiesto di lavare i piatti e di fare il bucato. È sempre stata molto attiva ed era ghiotta di aloo ka paratha (il pane indiano ripieno di patate). Diceva sempre che le ragazze non valgono meno degli uomini. Le ho dato i soldi destinati alle spese di casa per permetterle di giocare i tornei lontano da qui”, dice.

La sorella maggiore, Sonam, racconta che Kalyan non aveva nemmeno una tenuta da calcio adeguata. “Ha continuato a lungo a usare una scarpa logora, dicendo che gliel’aveva comprata il suo allenatore e che era un portafortuna. Altre volte l’ha aiutata Teja Singh, un uomo d’affari inglese originario del nostro villaggio”. Sonam lavorava come collaboratrice domestica. Dopo aver perso il lavoro durante la pandemia, oggi fa la guardia di sicurezza in una scuola pubblica. Aggiunge che Kalyan non si sottraeva alle risse con gli altri bambini e che, visto che “non potevamo permetterci una dieta sportiva apposta per lei, mangiava tutto quello che c’era in casa. Quando ha cominciato a fare sport seriamente pedalava in bicicletta ogni giorno per quattro chilometri fino al campo di allenamento di Mahilpur”.

Nonostante i suoi continui spostamenti per lavoro, Kalyan è felice solo quando frequenta chi conosce fin dall’infanzia. “Sono legata alla mia famiglia e ai miei amici. Oltre al calcio, i miei genitori, le mie sorelle e la mia istruzione sono le cose più importanti della mia vita. Un giorno, durante un torneo, un dirigente mi ha chiesto se volevo giocare per il Kenkre ­Football Club di Mumbai, una squadra che militava nel campionato calcistico femminile indiano. Ho risposto che volevo il permesso della mia famiglia”.

All’inizio a casa erano riluttanti a mandarla in una città lontana, dice Priya P.V., l’allenatrice del Gokulam Football Club, con cui Kalyan ha giocato per tre stagioni nella Indian women’s league (Iwl), la serie A femminile indiana: “Mi sono rivolta a un’associazione sportiva del Punjab per convincere i genitori. Le giocatrici giovani di solito non rifiutano mai una proposta del genere”.

Oltre alla povertà, Kalyan ha dovuto superare anche delle barriere psicologiche. “All’inizio del 2022, quando ero in ritiro con la nazionale, mi sentivo demotivata. Volevo dare il meglio di me, ma non ci riuscivo”. Ad aiutarla è stata la veterana Aditi Chauhan, ex portiera della nazionale indiana. “Aditi mi ha chiesto cosa stava succedendo. Quando le ho raccontato le mie paure, mi ha chiesto perché avevo cominciato a giocare. Le ho detto per il piacere di farlo e mi ha risposto di cercare di nuovo quel piacere, di non arrendermi. Mi sono sentita di nuovo su di giri. Ho riprovato le sensazioni degli inizi, ho ripensato a come sono arrivata dove sono”.

Il centro sportivo di Mahilpur è considerato il vivaio calcistico dell’India, con scuole che hanno prodotto centinaia di giocatori per le squadre maschili della polizia e delle nazionali. “Anche altre ragazze sono diventate calciatrici, ma l’impresa di Manisha le batte tutte”, racconta l’allenatore Jaspal Singh.

A Paldi, vicino al villaggio dov’è nata Kalyan, la Sant Attar Singh Khalsa senior secondary school, dove Manisha è entrata in prima superiore, ospita una foresteria gratuita per sportivi dove si allenano decine di giovani calciatori. “Gli allenamenti per le ragazze sono alle sette del mattino. Kalyan non è mai arrivata in ritardo. Raggiungeva il campo in bicicletta o in autobus”, ricorda il preside Shiv Kumar.

Anche se tra la metà degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta è stata tra le squadre asiatiche più forti, la nazionale femminile indiana ha vissuto un periodo di stasi fino alla vittoria nel campionato femminile della Saff (Federazione calcistica dell’Asia meridionale) nel 2010 e nelle successive quattro edizioni della competizione. Nel 2016 la federazione calcistica indiana ha lanciato la Iwl, spingendo i principali club a creare squadre femminili. “Prima le calciatrici si ritiravano dopo aver giocato poche partite per i loro stati e le università. Oggi possono costruirsi una carriera. Il pubblico cresce, come gli sponsor e l’attenzione dei mezzi d’informazione”, dice il giornalista sportivo Hubaib Kurukkanat, che aggiunge: “Il fatto che club stranieri ingaggino calciatrici indiane è significativo”. Secondo Kurukkanat le donne parteciperanno a una coppa del mondo prima della squadra maschile e questo potrebbe stimolare la crescita del movimento. A ottobre inoltre l’India ospiterà il mondiale femminile under 17.

Mentre fa la storia, Kalyan tiene gli occhi ben puntati sui suoi obiettivi. “Un giorno voglio giocare per il più grande club del mondo. Voglio anche vedere la mia nazionale giocare il mondiale”, dice mentre guarda religiosamente su YouTube i video dei suoi eroi, il brasiliano Ronaldinho e l’argentino Lionel Messi. ◆ ff

Biografia

2001 Nasce a Muggowal, un piccolo villaggio in India.
2014 Comincia a giocare a calcio.
2018 Firma un contratto con la squadra del Gokulam Kerala, che gioca nella serie A femminile indiana.
2021 È la prima calciatrice indiana a giocare una partita della Champions league femminile con la squadra dell’Apollon Ladies, campione di Cipro.


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Questo articolo è uscito sul numero 1478 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati