Missione impossibile

Secondo il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, “è stata la prima volta che dei leader africani si sono imbarcati in una missione di pace fuori dal continente”. Ma l’iniziativa diplomatica per mettere fine alla guerra in Ucraina condotta da Ramaphosa, insieme ai presidenti Macky Sall (Senegal), Azali Assoumani (Comore e Unione africana) e Hakainde Hichilema (Zambia), non ha ottenuto risultati concreti. Con qualche difficoltà logistica, lo scorso fine settimana i quattro sono riusciti a incontrare Volodymyr Zelenskyj e Vladimir Putin, senza strappargli però delle concessioni o fargli accettare una tabella di marcia. Secondo il settimanale panafricano The Continent, la missione era forse già compromessa in partenza. Si è scoperto infatti che nell’iniziativa era coinvolto il sudafricano Ivor Ichikowitz, uno dei più importanti produttori di armi del continente (droni, veicoli da combattimento, aerei, navi). Le rivelazioni sul ruolo di Ichikowitz, e i suoi potenziali interessi commerciali, non lasciavano ben sperare per i negoziati, considerati i suoi rapporti con personalità vicine a Putin. ◆

Il 6 ottobre 2023 The Continent ha pubblicato una rettifica riguardo all’articolo riassunto in questa notizia, precisando che la partecipazione all’iniziativa di Ivor Ichikowitz, fondatore dell’azienda di difesa sudafricana Paramount group, non era segreta. Ha aggiunto che Ichikowitz e la Paramount non forniscono armi né alla Russia né all’Ucraina, e che non hanno legami né sostengono il governo di Mosca.

Il principe a Parigi

Parigi, 16 giugno 2023 (Stephanie Lecocq, Reuters/Contrasto)

Il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto all’Eliseo il 16 giugno il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. I due leader hanno parlato di guerra in Ucraina, crisi libanese, Siria e Iran. È la seconda visita del principe a Parigi dopo quella del luglio 2022, che aveva suscitato l’indignazione degli attivisti per i diritti umani. Middle East Eye commenta che Bin Salman sembra aver imparato dagli errori del passato e approfitta dei cambiamenti geopolitici nella regione, ma il suo momento di gloria non durerà.

Vent’anni di progressi

Il 24 giugno più di tre milioni di sierraleonesi andranno a votare alle elezioni presidenziali, legislative e amministrative. Il capo dello stato uscente Julius Maada Bio, 59 anni, si candida per un secondo mandato. Il suo avversario più quotato è di nuovo Samura Kamara, arrivato secondo nel voto del 2018. L’agenzia keniana Bird fa notare i progressi compiuti dalla Sierra Leone sulla strada della pace e della stabilità dopo la fine della guerra civile (1991-2002), culminati nell’elezione, il 6 giugno scorso, del paese a membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Senza un presidente

Per la dodicesima volta, il 14 giugno il parlamento libanese non è riuscito a eleggere un nuovo presidente. Nessuno dei due candidati – Jihad Azour, ex ministro delle finanze e capo del dipartimento per il Medio Oriente e l’Asia centrale del Fondo monetario internazionale, e Suleiman Frangieh, leader del movimento Marada, sostenuto da Hezbollah – ha ottenuto gli 86 voti necessari per essere eletto al primo turno. I deputati di Hezbollah hanno poi abbandonato l’aula per impedire di raggiungere il quorum al secondo turno, quando basta la maggioranza assoluta. Anthony Samrani, direttore del quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, commenta che “la crisi rischia di durare a lungo”. Il paese è guidato da un governo dimissionario con poteri ridotti dalla conclusione del mandato del presidente Michel Aoun, il 31 ottobre 2022. Il 15 giugno alcuni manifestanti hanno assaltato diverse banche in un sobborgo di Beirut. Chiedevano di poter avere accesso ai loro risparmi bloccati.

Terrore a scuola

La notte tra il 16 e il 17 giugno un gruppo di uomini armati ha scatenato il terrore nel dormitorio di una scuola superiore nel distretto di Kasese, nell’ovest dell’Uganda, vicino al confine con la Repubblica Democratica del Congo. Trentasette ragazzi e ragazze sono stati uccisi e altri sei gravemente feriti, scrive il quotidiano ugandese The Monitor. Anche cinque adulti sono morti. L’attacco alla scuola è stato attribuito alle Forze democratiche alleate (Adf), una milizia collegata al gruppo jihadista Stato islamico. Le autorità hanno arrestato due dirigenti dell’istituto e una ventina di persone sospettate di essere complici delle Adf. Nei giorni successivi le scuole della zona sono state disertate da insegnanti e allievi.

Sudan L’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di supporto rapido, che si scontrano dal 15 aprile, si sono accusati a vicenda di aver bombardato il 20 giugno la sede dei servizi segreti a Khartoum. I combattimenti in corso hanno causato più di duemila morti.

Diplomazia Gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar hanno riaperto le rispettive ambasciate il 19 giugno, dopo anni di tensioni. Avevano rotto le relazioni nel 2017, quando gli Emirati, insieme ad altri paesi della regione, avevano accusato Doha di sostenere organizzazioni estremiste.

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1517 - 23 giugno 2023
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