“Ogni volta che vado con il mio compagno al festival I love techno, a Montpellier, c’è un pubblico molto giovane. I ragazzi sono simpatici ma ci fanno sempre le stesse domande: ‘È incredibile, avete l’età dei nostri genitori. Ma cosa ci fate qui?’. I modi sono gentili, ma al tempo stesso un po’ offensivi”. Karine Chauvet, 50 anni, vive a Mauguio, nella periferia di Montpellier. Fa un lavoro che la soddisfa – è notaia – e il suo compagno, Alex, 52 anni, è grafico e dj, con lo pseudonimo Alcid. Tra gli anni novanta e duemila, da appassionati di musica elettronica hanno partecipato a tutti i grandi eventi del sud della Francia: rave, festival, serate in fattorie o in stalle, nei club, sempre a ballare musica techno, house o drum’n’bass. Chauvet continua: “Una volta al Cabaret Sauvage, a Parigi, mentre facevamo la coda per una serata dubstep-drum’n’bass qualcuno ci ha chiesto: ‘Ma lo sapete cosa siete venuti ad ascoltare?’”.

Molti quarantenni o cinquantenni si trovano in situazioni simili quando vanno alle serate di musica elettronica. Uno è Eric Labbé, 52 anni, addetto stampa e produttore con il nome d’arte di Poison Gauchiste: “Quando esci la sera e hai i capelli grigi, ci sono sempre sguardi stupiti. Una volta ero insieme alla mia compagna e un ragazzo ci ha detto: ‘Ciao papà, ciao mamma, è simpatico vedervi qui!’. Era divertente e sgradevole al tempo stesso”. Labbé ne ha anche parlato in un post su Face­book nel settembre 2021: “Questa follia di musica e festa è stata inventata trent’anni fa da gente come me e come i tuoi genitori. Ti chiedo solo un po’ di rispetto quando c’incontri in una festa, evita di giudicarci solo perché hai vent’anni”.

Ma c’è un’età in cui non è più ragionevole andare a una festa electro? Nel 2015 una società britannica ha fatto un’inchiesta, ripresa dalle riviste Mixmag e DJ Mag. Secondo questo sondaggio, a 37 anni gli adulti sono considerati troppo vecchi per andare a ballare in discoteca. E il 37 per cento delle persone interpellate ha dichiarato che non c’è niente di peggio di quarantenni o cinquantenni circondati da giovani ventenni. Molti di quelli che andavano ai rave e contribuirono alla nascita del clubbing in Francia, compiuti i quaranta hanno deciso di smettere con le uscite notturne, preferendo il comfort delle loro case o le serate tra amici. Oppure escono in modo diverso. È il caso di Frédéric Martinez, 47 anni, agente immobiliare a Montpellier: “Alle serate electro non mi sento più a mio agio. L’ultima volta in cui sono andato al club La Dune, i ragazzi mi hanno preso per un poliziotto dell’antidroga!”.

Intorno ai vent’anni era un assiduo frequentatore di serate rave, club e after, poi la famiglia ha imposto uno stop radicale al suo sonnambulismo. “Era un sacrificio”, sospira Frédéric. Ma dopo aver divorziato qualche anno fa ha ripreso a uscire la sera. Ora privilegia i bar sulla spiaggia o le serate nelle fattorie. “È più conviviale delle discoteche”, spiega Frédéric.

La vita di coppia o le esigenze quotidiane della famiglia sembrano il principale freno alle uscite. Altri due ostacoli sono il fisico, che recupera più lentamente di quello di un ventenne, e gli orari. “Il problema è che nei club i grossi nomi non si esibiscono prima delle due del mattino. È veramente seccante”, si lamenta Chauvet.

Un altro elemento da prendere in considerazione è l’accelerazione del ritmo della musica. “In vent’anni anni c’è stato un aumento di venti battiti per minuto (bpm)”, osserva Labbé. “Oggi vanno molto la techno industriale o la psytrance, e a 160 bpm i più vecchi non ce la fanno più!”.

Club Badaboum, Parigi (Laurent Le Crabe, Hans Lucas/Contrasto)

Serata con la famiglia

Ma la generazione dei rave ha saputo adattarsi e negli ultimi vent’anni ha dato la spinta a molti eventi come i festival di giorno e concerti electro che finiscono verso mezzanotte. La Ferme du bonheur, a Nanterre, ha organizzato delle serate memorabili. “A Montpellier, alla Halle Tropisme, fanno delle feste la domenica dalle 16 alle 22”, spiega Chauvet. “C’è gente più in là con gli anni che ci si sente più a proprio agio. Nella mia testa ho sempre vent’anni, ma alcuni miei coetanei possono sentirsi in imbarazzo se sono circondati da giovani”. Gli eventi diurni permettono un piacere diverso, più rilassato. “Ci sono andato anche con mia moglie e mio figlio di otto anni”, racconta Stéphane Sadoux, 44 anni, ricercatore all’università Grenoble Alpes. “Il rapporto con la musica cambia completamente. È più sano e rigenerante”.

Per piacere a un pubblico di età più avanzata, gli organizzatori di festival propongono dj della loro generazione. Così questa estate Carl Cox si è esibito al Brunch electronik, a Parigi, e al Family piknik, vicino a Montpellier; o Richie Hawtin e Dixon al Peacock society a Parigi, di giorno.

La scelta di chiamare nomi famosi degli anni novanta e duemila si basa molto sulla voglia di uscire dei più “vecchi”. “Adesso m’interessa meno la scoperta”, conferma Fred Bladou. “Ho i miei punti di riferimento, come Jennifer Cardini o Maceo Plax”. Stéphane Sadoux preferisce uscire quando un amico dj passa nella zona di Grenoble e Lione. Non perde mai un concerto di Scan X, Paul Nazca o Jack de Marseille. Trent’anni fa la scena elettronica francese non era grande e spesso dj e clubber finivano per conoscersi.

Grazie al loro celebre passato, alcuni eventi o luoghi riuniscono spettatori di età diverse, come il festival Astropolis in Bretagna o il Rex Club di Parigi. È lì che Manu Casana, uno dei primi organizzatori di rave in Francia, ha lanciato dieci anni fa le serate Pure dinosaures party (gratuite per chi ha più di quarant’anni), che poi avrebbero avuto un seguito al Warehouse di Nantes.

Se non trovano eventi in Francia, alcuni quaranta e cinquantenni hanno preso l’abitudine di andare all’estero, in particolare nel Regno Unito. “Gli inglesi hanno una vera cultura musicale, escono per andare a un concerto o per ballare a qualunque età”, si rallegra Karine Chauvet. “Là se sei un fan della techno o della drum’n’bass lo sei per tutta la vita. È uno stato d’animo!”. A Stéphane Sadoux piace molto andare a Londra, dove ha vissuto da giovane. “Qui ritrovo amici che animavano la scena acid techno. Una comunità di dj e di appassionati, sempre gli stessi. Alcuni hanno quasi 65 anni e la notte fa parte della loro vita”. Eric Labbé, invece, è un fan di Berlino. “In questa città c’è una cultura della festa e del clubbing con persone di tutte le età”.

Probabilmente è solo in Francia che a volte i più vecchi sono guardati in modo strano alle serate di musica elettronica. Karine Chauvet si ricorda di una serata londinese in cui ha incontrato un uomo con la barba bianca: “Doveva avere settant’anni e indossava una maglietta con la scritta ‘Raver forever’”. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1535 di Internazionale, a pagina 81. Compra questo numero | Abbonati